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Vichy France (1940-1944) |
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Francia di Vichy | |||||
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Motto: « Travail, Famille, Patrie » ("Lavoro, Famiglia, Patria") |
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Dati amministrativi | |||||
Nome completo | Stato Francese | ||||
Nome ufficiale | État Français | ||||
Lingue ufficiali | francese, tedesco | ||||
Lingue parlate | oltre al francese, l'occitano, il francoprovenzale, il catalano, l'italiano corso | ||||
Inno | La Marseillaise | ||||
Capitale | Parigi, sede dei ministeri | ||||
Altre capitali | Vichy, sede del governo | ||||
Dipendente da | Terzo Reich | ||||
Dipendenze | Parte dell'impero coloniale francese | ||||
Politica | |||||
Forma di Stato | Stato autoritario | ||||
Forma di governo | {{{governo}}} | ||||
Capo dello Stato | Philippe Pétain | ||||
Vicepresidente del Consiglio (1940-42) Capo del Governo (1942-44) |
Governo Laval 5 Governo Flandin 2 Governo Darlan Governo Laval 6 |
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Organi deliberativi | nessuno | ||||
Nascita | 10 luglio 1940 con Pétain | ||||
Causa | Pieni poteri a Pétain | ||||
Fine | 25 agosto 1944 con Pétain | ||||
Causa | Liberazione di Parigi | ||||
Territorio e popolazione | |||||
Bacino geografico | Francia, Africa | ||||
Territorio originale | Francia e impero coloniale francese | ||||
Economia | |||||
Valuta | franco francese | ||||
Religione e società | |||||
Religioni preminenti | cattolicesimo | ||||
Religione di Stato | cattolicesimo | ||||
Religioni minoritarie | calvinismo, ebraismo | ||||
Evoluzione storica | |||||
Preceduto da | Terza Repubblica | ||||
Succeduto da | GPRF |
Con Governo di Vichy, Regime di Vichy, Repubblica di Vichy, e ufficialmente Stato Francese (État Français), si indica comunemente lo stato che governò la parte meridionale della Francia dopo l'invasione tedesca nella Seconda guerra mondiale, con l'eccezione della zona di Mentone, occupata dall'Italia, e della costa atlantica, governata dalle autorità tedesche. Mantenne la sua neutralità nel corso della seconda guerra mondiale.
Il nome di Stato francese era contrapposto a quello di Repubblica Francese, ovvero la Terza Repubblica estintasi con l'armistizio del 1940. Ufficialmente indipendente, in realtà era uno stato satellite del Terzo Reich. Il nome ufficiale dello Stato è ormai decaduto dall'uso comune; nel dopoguerra si è diffusa la definizione "regime di Vichy" o "Francia di Vichy". Seguì la Terza Repubblica (Troisième République) e precedette il Governo provvisorio della Repubblica francese (GPRF - Gouvernement provisoire de la République française).
Lo Stato francese fu creato dopo la disfatta politica e militare della Terza Repubblica, basata sulla dottrina della inviolabilità dei confini nazionali e della Linea Maginot e sulla politica di accomodamento (appeasement) nei confronti delle nazioni fasciste.
Nella situazione di emergenza creatasi con l'invasione tedesca, il 16 giugno 1940 il presidente della repubblica nominò Philippe Pétain presidente del consiglio.
Il successivo 22 giugno Pétain stesso firmò a Rethondes l'armistizio con i tedeschi. Il trattato divise la Francia in due parti: quella settentrionale, denominata zone occupée, occupata dall'esercito tedesco, e quella meridionale, chiamata zone libre, amministrata dal neonato governo con sede a Vichy.
Il 10 luglio il Parlamento votò per l'approvazione dei pieni poteri a Pétain, mentre numerose figure politiche del Paese come Georges Mandel, Édouard Daladier, un senatore e 26 deputati dell'Assemblea Nazionale stavano fuggendo in Nordafrica a bordo della nave passeggeri Massilia. Su 544 deputati, solo 414 votarono, e su 302 senatori solo 235 presero parte al voto. 357 deputati e 212 senatori votarono a favore di Pétain, 57 deputati e 23 senatori votarono contro. In totale si ottennero quindi 569 voti a favore dei pieni poteri a Pétain e 80 contro, con 30 astensioni. Tale passaggio politico fu reso possibile dal fatto che la Terza Repubblica non aveva mai avuto una vera Costituzione a causa della dominanza delle destre monarchiche nei primi anni della sua esistenza dopo il 1870, e il sistema dei poteri pubblici era retto da meno rilevanti leggi costituzionali modificabili semplicemente con il voto della maggioranza assoluta delle due camere.
Oltre ai pieni poteri, Pétain ottenne anche l'autorità formale per redigere una nuova Costituzione; quest'ultimo diritto non venne mai esercitato, tuttavia Pétain emise tra il 1940 e il 1942 dodici atti costituzionali.[1]
I sostenitori della legittimità del governo di Vichy affermano che la formazione del nuovo Stato avvenne tramite regolare votazione della Camera e del Senato, mentre i suoi detrattori, in particolar modo i Gaullisti, sottolineano che la votazione avvenne in un momento di notevole disordine pubblico per la Francia e che non fosse conforme ai principi della Repubblica.
L'11 luglio gli atti del Parlamento conferirono pieni poteri al Maresciallo Pétain con il compito di redigere una nuova Costituzione, che venne scritta e mai promulgata. Nello stesso giorno un atto costituzionale esautorò la Presidenza della Repubblica affidando i suoi poteri al Presidente del Consiglio, ossia lo stesso Pétain. Di fatto venne decretata la fine della Terza repubblica e dato inizio ad un nuovo ordinamento che prese il nome di Stato Francese. Pétain prese il titolo di Chef de l'Etat (Capo dello Stato) pur mantenendo quello di Presidente del Consiglio, assise le cui riunioni vennero però dirette da tre vicecapi del governo che si succedettero col titolo di Vicepresidente del Consiglio.
Pétain instaurò in breve un regime appoggiato da movimenti fascisti, nazionalisti, monarchici ed antisemiti[2] presenti in Francia, facendo leva sul carisma derivatogli dall'immagine di eroe della Grande Guerra. Le camere non furono sciolte, e gli altri partiti non vennero proibiti. Tuttavia il parlamento fu "aggiornato fino a nuovo ordine" e mai più convocato.
Il 24 ottobre 1940 Pétain ufficializzò la sua collaborazione con i tedeschi incontrandosi e stringendo la mano ad Adolf Hitler a Montoire-sur-le-Loir. Sebbene avesse subito la distruzione della flotta francese di stanza a Mers-el-Kébir, la tentata occupazione di Dakar nel 1940, l'invasione di Libano e Siria nel 1941 e del Madagascar nel 1942 da parte degli Inglesi, fino all'11 novembre 1942 il regime di Vichy rimase formalmente estraneo ad azioni belliche, venne considerato ufficialmente uno Stato neutrale e si limitò ad inviare la Légion des Volontaires Français (LVF) sul fronte orientale, per partecipare all'Operazione Barbarossa.
Charles de Gaulle, fuggito a Londra dopo la ritirata di Dunkerque, creò il movimento Francia Libera ed esortò con il suo appello del 18 giugno tutti i francesi in patria e nelle colonie a continuare la guerra a fianco degli Alleati. Il generale denunciava l'incostituzionalità del regime di Pétain, che aveva forzato il Parlamento a delegargli pieni poteri per poi distruggere le legittime istituzioni repubblicane[3]. Fino al 1944 lo Stato francese di Pétain godette del riconoscimento della comunità internazionale (con l'eccezione dell'Inghilterra e delle sue colonie), mentre De Gaulle ebbe difficoltà a far valere il suo pensiero in patria. Tuttavia, con l'adesione alla Francia Libera di De Gaulle di alcune colonie (Africa Equatoriale Francese e Camerun nell'autunno del 1940, Nuova Caledonia, Polinesia Francese e Guiana Francese in seguito) e con la progressiva perdita di popolarità del governo di Vichy, divenuto quasi vassallo della Germania nazista, le Forces Françaises Libres (FFL) acquisirono una decisa rilevanza a livello politico e militare a partire dall'Operazione Anton.
Per approfondire, vedi Operazione Anton. |
Nel novembre 1942, reagendo all'invasione alleata del Marocco e dell'Algeria, per prevenire un eventuale sbarco alleato nella Francia meridionale, tedeschi ed italiani invasero la parte di Francia sotto il controllo del Governo di Vichy con l'Operazione Anton, e anche la Tunisia, togliendo ogni autonomia allo Stato francese. La resistenza del Governo di Vichy a tale invasione fu poco più che formale, limitandosi ad un invio di telegrammi al governo tedesco, protestando per l'invasione e dichiarando decadute le condizioni d'armistizio stipulate nel 1940. L'unico rilevante atto di resistenza fu l'autoaffondamento della flotta francese a Tolone.
Diversi ministri e generali contrari a una diretta sottomissione ai tedeschi furono arrestati e deportati in Germania tra cui Maxime Weygand, Paul Reynaud, Édouard Daladier e Maurice Gamelin.
Da quel momento e fino alla liberazione della Francia da parte delle truppe Alleate, il governo di Vichy, pur restando formalmente in carica, ebbe un potere decisionale quasi nullo, dipendendo quasi totalmente dal governo tedesco. Pétain nominò Capo del Governo Pierre Laval, con i poteri di dirigere, seppur molto limitatamente, la politica interna ed estera. Di fatto il più moderato Pétain si defilava ed il governo effettivo passava a Laval, più vicino ai nazisti.
Ma ancora alla vigilia dello sbarco in Normandia il presidente degli Stati Uniti così scriveva[4] al Premier britannico:
« Quando l'America è entrata in guerra, l'unica Francia che conosco stava dalla parte dei tedeschi. » |
(Franklin Delano Roosevelt, 1944) |
Va infatti notato che gli Stati Uniti, come molti altri paesi, mantennero fino all'ottobre del '44 rapporti ufficiali col governo di Vichy, anche dopo che il governo di Pètain si era trasferito a Sigmaringen per sfuggire all'avanzata anglo-americana.
Il 17 agosto 1944, in seguito all'invasione alleata della Francia, Laval dette le dimissioni ed il successivo 20 agosto Pétain stesso, dimissionario, fu costretto dai tedeschi a lasciare la Francia per trasferirsi in Germania, a Sigmaringen, con Fernand de Brinon che divenne presidente del governo in esilio, denominato "Commissione governativa". Il 26 agosto 1944 l'esercito francese del generale de Gaulle entrò trionfalmente a Parigi, già liberata dai partigiani. Il 23 ottobre gli Stati Uniti e molte altre nazioni che sino ad allora avevano riconosciuto lo Stato di Pétain come legittimo rappresentante della Francia, riconobbero ufficialmente il governo di De Gaulle. Così finiva di fatto lo Stato francese, anche se formalmente continuò a Sigmaringen fino al 23 aprile 1945, quando le truppe francesi di De Gaulle entrarono nella cittadina.
Poco prima della fine della guerra, il 24 aprile 1945, il maresciallo Pétain si costituì alla frontiera svizzera. Il 25 luglio 1945 venne processato davanti alla corte marziale, sotto l'accusa di alto tradimento nei confronti della Repubblica francese e condannato a morte. Charles de Gaulle tuttavia, a causa dell'età e delle precarie condizioni di salute del generale, dispose che la condanna a morte fosse commutata in una condanna al carcere a vita. Il Maresciallo fu così internato all'Île d'Yeu, dove morì sei anni dopo, il 23 luglio 1951.
La capitale dello Stato francese rimase formalmente Parigi, mentre Vichy risultava ufficialmente essere la sede temporanea del governo, in attesa del termine dell'occupazione tedesca di Parigi.
Nei primi anni della Seconda guerra mondiale lo Stato francese ebbe un certo riconoscimento dalla comunità internazionale, mentre il governo in esilio di De Gaulle era supportato per lo più dalla Gran Bretagna. Almeno inizialmente l'attuazione di molte scelte strategiche impopolari da parte degli inglesi, come l'affondamento della flotta francese dopo l'armistizio del 23 giugno 1940, instillò in molti francesi l'idea di essere stati abbandonati dai propri alleati[5], e rinforzò il sostegno pubblico al governo di Pétain a svantaggio delle forze della Francia Libera.[6]
Formalmente Pétain tenne sempre la qualifica di presidente del Consiglio, con i capi dell'esecutivo che furono indicati come "vicepresidente del Consiglio" fino al 18 aprile 1942, e poi come "capo del Governo".
Lo Stato francese governava sulla "Zone libera" (Zone libre) ma mantenne formalmente l'autorità su tutta la Francia, inclusa la zona nord occupata dalle truppe del Terzo Reich. In realtà la Francia metropolitana risultava divisa in più parti:
In seguito all'Operazione Anton, la Zona Sud e la Zona Nord tornarono ad essere un singolo organismo amministrativo, seppur con una limitatissima autonomia. Inoltre, tra il novembre 1942 e il settembre 1943 si sviluppò l'occupazione italiana della Francia meridionale e della Corsica, passando poi sotto gestione tedesca dopo l'armistizio di Cassibile.
Una parte dell'impero coloniale francese rimase fedele a Vichy:
Per quanto riguarda l'Africa Equatoriale Francese, il mandato del Camerun, la Nuova Caledonia e la Polinesia Francese, queste colonie si schierarono dall'autunno 1940 con la Francia libera.
Dopo l'armistizio furono ricostituite le forze armate, denominate Armée de armistice o "Armée de Vichy". L'esercito seppur contasse circa 600 mila uomini, non oltre 120 mila furono nel territorio metropolitano, il resto erano di stanza nelle colonie. Al comando fu posto il generale Charles Huntziger, mentre alle truppe d'oltremare Maxime Weygand. Nel territorio libero vengono suddivise due gruppi d'armata, ciascuno con 4 divisioni, uno ad Avignone e uno a Clermont-Ferrand.
La Marina nazionale contava 60 mila uomini con base principale a Tolosa e l'aviazione 80 mila.
Nell'aprile 1942, si istituisce un Comando supremo delle Forze Armate di terra, mare e aria, e il comandante diviene l'ammiraglio François Darlan, direttamente sotto gli ordini del capo di Stato Philippe Pétain, fino al suo assassinio in Algeria nel dicembre 1942.
Mentre un piccolo organico di forze di polizia sopravvisse anche sotto l'occupazione tedesca per mantenere l'ordine pubblico, le principali operazioni, dopo il novembre 1942, furono attuate dalla Milice française, creata il 30 gennaio 1943 non solo come organizzazione paramilitare e strumento di lotta contro i partigiani fedeli a De Gaulle, ma anche come organo di polizia politica modellato sulle direttive dell'Asse, Ad essa fu infatti affidato il compito di rastrellamento degli ebrei, inizialmente solo nella zona non occupata dalle truppe tedesche e poi in tutta la Francia tra l'inizio del 1944 e la Liberazione di Parigi.[8].
Per approfondire, vedi Révolution nationale. |
Il regime dello Stato francese proclamò il ritorno ai valori tradizionali: Travail, Familie, Patrie (lavoro, famiglia, patria) e favorì il dilagare dell'antisemitismo e dell'anticomunismo come imposto dal governo tedesco. I francesi considerati ostili al potere, cioè i comunisti, i sindacalisti e gli ebrei furono internati[2].
I principali partiti collaborazionisti furono:
Lo stato francese rese obbligatoria la Carte nationale d’identité sécurisée per tutti i cittadini, mentre precedentemente era obbligatoria solo per gli stranieri, al fine di agevolare la discriminazione contro gli ebrei, poiché in tale caso sulla carta era apposta l'indicazione "Juif".