Enrico VIII (1491 - 1547)

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Enrico VIII Tudor
Enrico VIII d'Inghilterra ritratto da Hans Holbein il Giovane tra il 1539 e il 1541
Enrico VIII d'Inghilterra ritratto da Hans Holbein il Giovane tra il 1539 e il 1541
Re d'Inghilterra e d'Irlanda
Stemma
In carica 21 aprile 1509 -
28 gennaio 1547
Incoronazione 24 giugno 1509
Predecessore Enrico VII
Successore Edoardo VI
Trattamento Maestà
Nascita Greenwich, 28 giugno 1491
Morte Londra, 28 gennaio 1547
Sepoltura Saint George's Chapel, Castello di Windsor, 4 febbraio 1547
Casa reale Tudor
Padre Enrico VII
Madre Elisabetta di York
Coniugi Caterina d'Aragona (1509-1533, div.)
Anna Bolena (1533-1536, div.)
Jane Seymour (1536-1537, def.)
Anna di Clèves (1540, div.)
Caterina Howard (1540-1541, div.)
Caterina Parr (1543-1547)
Figli Principe Enrico,
Regina Maria I,
Henry FitzRoy,
Regina Elisabetta I,
Re Edoardo VI
Firma HenryVIIISig.svg

Enrico VIII Tudor (Greenwich, 28 giugno 1491Londra, 28 gennaio 1547) fu Re d'Inghilterra e Signore d'Irlanda (in seguito Re d'Irlanda) dal 21 aprile 1509 fino alla sua morte.

Enrico VIII fu il secondo monarca della Dinastia Tudor come successore di suo padre, re Enrico VII d'Inghilterra. Fu il fondatore della Chiesa Anglicana nata in séguito allo scisma religioso, quindi alla separazione dalla Chiesa cattolica di Roma.[1] Nei primi tempi fu un fiero oppositore delle teorie di Lutero, e per questo motivo ottenne nel 1521 da Papa Leone X il titolo di Defensor Fidei, ossia "Difensore della fede", titolo che ancora oggi compare sulle monete inglesi con l'acronimo latino DEF. FID. In séguito, tuttavia, arrivò a un insanabile contrasto con Papa Clemente VII. Sposato sei volte e detentore di un potere assoluto incontrastato, segnò fortemente le vicende inglesi. Decretò lo scioglimento dei monasteri e l'unione dell'Inghilterra con il Galles.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Enrico nacque a Greenwich il 28 giugno 1491. Fu il secondogenito di Enrico VII Tudor e di Elisabetta di York. Soltanto tre dei sei fratelli di Enrico sopravvissero: Arturo (principe di Galles), Margherita (regina consorte di Scozia) e Maria (in séguito regina consorte di Francia). Il padre, fondatore della dinastia, conquistò il potere e lo consolidò sposando Elisabetta, figlia del re Edoardo IV d'Inghilterra.

Nel 1493 il giovanissimo Enrico venne nominato Conestabile del castello di Dover e Lord Guardiano dei Cinque Porti, l'anno successivo divenne Duca di York. In séguito venne nominato Conte Maresciallo (Earl Marshal) d'Inghilterra e Lord luogotenente d'Irlanda. Nel 1501 presenziò alle nozze del fratello maggiore Arturo con Caterina d'Aragona, allora rispettivamente di quindici e sedici anni. Arturo tuttavia morì per una infezione poco dopo, ed Enrico, all'età di soli undici anni, divenne erede al trono.

Il padre Enrico VII, desideroso di concludere un'alleanza matrimoniale fra Inghilterra e Spagna con un nuovo matrimonio fra Enrico, ora principe di Galles, e Caterina d'Aragona, iniziò a muoversi a livello diplomatico per realizzare il suo progetto. Per renderlo possibile occorreva ottenere una dispensa di Papa Giulio II, perché, malgrado il matrimonio precedente non fosse stato consumato, inglesi e spagnoli convennero sulla necessità di una dispensa papale per la rimozione di tutti i dubbi per quanto riguardava la legittimità dell'unione. Spinto dalla madre di Caterina, la regina Isabella, il Papa concesse la sua dispensa con una Bolla papale. Nel 1505 tuttavia Enrico VII perse interesse per l'alleanza con la Spagna e il matrimonio non venne più celebrato nei tempi previsti.

Ascesa al trono e primi anni del regno con Caterina d'Aragona[modifica | modifica wikitesto]

Trattamenti di
Enrico VIII
Stemma
Re d'Inghilterra e Re d'Irlanda
Trattamento di cortesia Sua Maestà
Trattamento colloquiale Vostra Maestà
Trattamento alternativo Sir
I trattamenti d'onore

Alla morte del padre, nell'anno 1509, a 18 anni Enrico salì al trono, col nome di Enrico VIII. Il nuovo sovrano consolidò il regno: ridusse il potere degli aristocratici di alto rango e si affidò al sostegno della piccola nobiltà di provincia, la gentry, proprietari di terre, che, pur non appartenendo alla nobiltà, erano titolari di prerogative e privilegi tipici degli aristocratici. Circa nove settimane dopo, sotto la spinta della Spagna, Enrico sposò Caterina, già sua promessa sposa per gli impegni presi precedentemente. Papa Giulio II e William Warham, Arcivescovo di Canterbury, avanzarono dubbi sulla validità di tale unione, malgrado la precedente Bolla papale e i ripetuti giuramenti di Caterina sulla mancata consumazione delle nozze col principe Arturo, tuttavia la cerimonia di incoronazione dei due sovrani venne celebrata ugualmente, nell'Abbazia di Westminster, il 24 giugno dello stesso anno.

Uomo eccezionalmente attraente, alto circa un metro e novanta, biondo e atletico, definito "il più bel principe della cristianità", Enrico era ben lontano dall'immagine successiva tramandata ai posteri di un re tirannico, obeso e spietato: gioviale e cavalleresco, possedeva inoltre una vasta cultura umanistica, una solida conoscenza delle lingue (latino, spagnolo, francese), un genuino interesse per la teologia - dovuto anche all'approfondita istruzione religiosa ricevuta nell'infanzia, allorché, in qualità di secondogenito, era stato destinato alla carriera ecclesiastica - e un notevole talento musicale.

Iniziarono quasi subito i problemi di discendenza che seguiranno a lungo il regno di Enrico VIII; la prima gravidanza della regina Caterina si concluse con un figlio nato morto, nel 1510, e il secondo figlio, nato il 1º gennaio 1511, sopravvisse soltanto due mesi. Nei primi due anni del regno di Enrico il potere effettivo fu esercitato da Richard Foxe, Vescovo di Winchester e Lord del sigillo privato, e da William Warham. Dal 1511 in poi fu il cardinale Thomas Wolsey ad avere maggiore influenza sul sovrano, ed Enrico aderì alla Lega Santa, un'alleanza promossa da Papa Giulio II per arginare l'espansionismo del re francese Luigi XII. Nell'alleanza entrarono anche l'imperatore Massimiliano I e Ferdinando II il Cattolico, re della Spagna, con il quale Enrico aveva firmato il Trattato di Westminster.

Enrico, ormai ventenne, raggiunse l'esercito inglese attraversando la Manica e partecipando attivamente alle operazioni militari. Nel 1514 Ferdinando II abbandonò l'alleanza e si arrivò alla pace con i Francesi. L'ascesa del re Francesco I di Francia nel 1515, portò nuovamente l'Inghilterra e la Francia su posizioni antagoniste. Sul piano dinastico, nel 1516, la regina Caterina diede alla luce una bambina, Maria, facendo sperare a Enrico di poter ancora avere un erede maschio, che fino ad allora, per fatalità, non aveva avuto.

Le vicende europee nel frattempo videro la morte di Ferdinando II nel 1516, cui successe suo nipote (e nipote della regina Caterina) Carlo V. Nel 1519 morì anche Massimiliano I. I Principi elettori scelsero Carlo V come successore alla guida del Sacro Romano Impero, malgrado i tentativi diplomatici dell'allora cardinale Wolsey che si oppose a tale nomina. La crescente rivalità fra Francesco I e Carlo V permise a Enrico, per un certo periodo, di diventare l'ago della bilancia tra le potenze in Europa. Francia e Spagna cercarono dapprima l'appoggio inglese, ma dopo il 1521 l'influenza dell'Inghilterra in Europa cominciò a diminuire. Enrico si alleò con Carlo V e nella guerra che seguì Francesco I venne rapidamente sconfitto. La situazione internazionale più stabile che ne seguì ridusse il peso della diplomazia inglese in Europa.

Ritornando ai problemi dinastici interni, Enrico non aveva ancora un erede maschio. Il popolo inglese riteneva disastroso il governo femminile ed Enrico pensò che soltanto un erede maschio avrebbe potuto mantenere il trono e la sua dinastia. Solo una femmina, la principessa Maria, era sopravvissuta sino ad allora all'infanzia. Enrico in precedenza aveva avuto varie amanti, tra cui Maria Bolena ed Elizabeth Blount. Il figlio di quest'ultima però, Henry Fitzroy, morì appena diciassettenne di consunzione, senza contare che la sua posizione illegittima avrebbe potuto comunque renderne quantomeno dubbie le pretese al trono; nonostante le voci che attribuivano al re la paternità dei due figli di Maria Bolena, Catherine Carey ed Henry Carey - quest'ultimo in effetti straordinariamente somigliante al re -, Enrico, probabilmente anche per questioni di opportunità politica, non fece alcun passo per riconoscerli come propri. Nel 1526, quando ormai la regina Caterina, di salute peraltro sempre più cagionevole, entrò in menopausa, il re cominciò a corteggiare la sorella di Maria Bolena, Anna Bolena, educata in Francia, già dama di compagnia della regina e in precedenza nota per una relazione - forse addirittura un matrimonio clandestino - con il nobile Henry Percy, VI conte di Northumberland.

Enrico voleva fortemente un erede maschio, e iniziò a pensare alla possibilità di far dichiarare nullo il suo matrimonio con la regina Caterina in base alle precedenti nozze della stessa con il proprio defunto fratello e ciò malgrado la stessa Caterina avesse ripetutamente giurato che tale unione non era mai stata consumata. Il cardinale Wolsey e William Warham cominciarono riservatamente un'indagine sulla validità del matrimonio, che tuttavia apparve presto difficilmente impugnabile sul piano del diritto. Senza informare il cardinale Wolsey, Enrico si appellò direttamente alla Santa Sede. Il suo segretario William Knight sostenne, a Roma, che la Bolla di Giulio II era stata ottenuta con un inganno e conseguentemente era non valida. Inoltre Enrico chiese a Papa Clemente VII anche una dispensa che gli permettesse di sposare Anna Bolena, visto che precedentemente aveva avuto una relazione con la sorella di lei, Maria. Clemente VII, pur non favorevole ad annullare il matrimonio, concesse la dispensa voluta, probabilmente pensando che tale concessione non sarebbe servita a nulla finché Enrico fosse rimasto sposato a Caterina.

In questa fase la diplomazia segreta giocò un ruolo determinante per gli avvenimenti che seguirono. Intervennero nella contesa, solo apparentemente interna della corona inglese, gli interessi della Spagna, cattolica, e quindi del Sacro Romano Imperatore, figlio della sorella di Caterina. L'influenza dell'imperatore sul papato portò Clemente VII a non annullare la Bolla Papale di Giulio II nonostante egli fosse propenso ad annullarla. La reazione di Enrico, che non accettò il rifiuto del Papa alle sue richieste, comportò la nascita della Chiesa anglicana e l'annullamento di fatto del matrimonio tra Enrico e Caterina, cui seguirà a sua volta la scomunica di Papa Clemente. La regina Caterina portò la questione davanti alla legge, ma venne sconfitta - celebre la sua supplica rivolta al marito in tale occasione e ripresa nell'Enrico VIII di William Shakespeare - anche se gli argomenti portati a sostegno della presunta consumazione del matrimonio con il principe Arturo apparvero già all'epoca non molto convincenti. [2]. In sèguito alla decisione sulla nullità del matrimonio, Caterina fu costretta a lasciare la Corte reale e perse il titolo di regina, venendo chiamata «la principessa vedova del Galles», titolo che le era già stato conferito oltre vent'anni prima. Il re stava ormai per divenire il capo della Chiesa Anglicana, e l'influenza di Roma, sulle vicende dinastiche della corona inglese, stava per essere annullata.

Il matrimonio con Anna Bolena e lo Scisma dalla Chiesa di Roma[modifica | modifica wikitesto]

Le vicende personali di Enrico VIII e il problema dinastico si mescolarono agli avvenimenti storici e agli accordi segreti tra le diplomazie inglesi, pontificie e spagnole. Il cardinale Wolsey intervenne presso la Santa Sede per contrastare le richieste di Carlo V. Clemente VII accettò di esaminare insieme il caso. Venne presa una decisione segreta: la Bolla Papale che autorizzava il matrimonio di Enrico con Caterina avrebbe potuto essere dichiarata nulla. Il procedimento, tuttavia, si bloccò ancora una volta per l’intervento spagnolo. La stessa regina Caterina fece appello al nipote, Carlo V, per ottenere sostegno. Il cardinale Wolsey, non ottenendo quanto richiesto, cadde in disgrazia presso il re e rischiò il processo, ma morì prima che questo venisse celebrato, nel 1530.

Tommaso Moro

Il potere passò all'intellettuale e umanista Tommaso Moro, mentre Thomas Cranmer divenne Arcivescovo di Canterbury.[1] Il 25 gennaio 1533 si celebrarono le nozze di Enrico e Anna Bolena. Tommaso Moro non approvò l'annullamento del matrimonio tra Enrico e Caterina e non partecipò alla cerimonia di incoronazione di Anna, tuttavia scrisse a Enrico che riconosceva Anna come sua regina. In sèguito la principessa Maria venne dichiarata illegittima, e nuovo erede al trono designato diventò la figlia della regina Anna, la Principessa Elisabetta. Caterina perse il titolo di "regina", e morì, con ogni probabilità di cancro, nel gennaio 1536. Papa Clemente rispose con la scomunica di Enrico, emessa nel mese di luglio del 1533. Tommaso Moro, nel frattempo, si dimise dall’incarico di governo, sostituito da Thomas Cromwell che divenne il nuovo Cancelliere dello Scacchiere.[3]

Il Parlamento approvò gli atti che sancirono la frattura con Roma nella primavera del 1534. In particolare l'Act of Supremacy (Atto di Supremazia) stabilì che il re è "l'unico Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra" e il Treasons Act (Atto sui Tradimenti) del 1534 rese alto tradimento, punibile con la morte, il rifiuto di riconoscere il Re come tale. Al Papa vennero negate le fonti di finanziamento come l'obolo di San Pietro. L'Act of Succession (Atto di Successione), sempre del 1534, spostò la linea dinastica dalla ex sovrana alla discendenza di Anna Bolena. Tutti gli adulti del regno vennero tenuti ad accettare le disposizioni di queste leggi e chiunque avesse rifiutato sarebbe stato giudicato colpevole di alto tradimento e passibile di pena di morte.

Come conseguenza di questi atti tutta la struttura della chiesa cattolica inglese venne attaccata. Cromwell, spinto e sostenuto dal sovrano, fece approvare dal parlamento, nel 1536, una legge che espropriò i possedimenti dei monasteri minori: questa azione portò, nel giro di alcuni anni, nelle casse dello stato, ingenti quantità di denaro, ma ancora - formalmente - Enrico era un re cattolico. Solo in séguito, sotto l'influenza di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury e di Edward Seymour, primo duca di Somerset e conte di Hertford, l'anglicanesimo di Enrico VIII prese un indirizzo protestante.

La fine di Anna Bolena, le altre mogli[modifica | modifica wikitesto]

Caterina Howard in un ritratto di Hans Holbein

Dal 1536 Anna cominciò a perdere il favore di Enrico, in parte per il proprio carattere altezzoso e indisponente, in parte per lo sfavore sempre manifestatole persino dai cortigiani più stretti e, soprattutto, perché neppure lei riuscì a dare alla luce un erede maschio. Dopo la nascita della principessa Elisabetta, Anna ebbe altre gravidanze che si conclusero però con aborti spontanei o con bambini nati a termine o quasi, ma morti. Enrico VIII, nel frattempo, s'interessò a un'altra nobile della corte, Jane Seymour. Anna venne accusata di aver usato la stregoneria per spingere Enrico a sposarla, di avere amanti (tra i quali un musicista di corte d'origine fiamminga, Mark Smeaton, i cortigiani Henry Norris, Francis Weston e William Brereton oltre al proprio stesso fratello), di essere colpevole di incesto, di ingiuria verso il re e di cospirazione per ucciderlo. Durante il processo, fu insinuato che Anna avesse confidato ai propri amanti - nonché a varie dame di compagnia ed altri cortigiani - che il re era in realtà impotente, lasciando intendere che la piccola Elisabetta non fosse figlia di Enrico. La corte, presieduta da Thomas Howard e della quale faceva parte l'ex pretendente di Anna, Henry Percy, giudicò la regina colpevole e la condannò a morte, con gli altri quattro uomini che si presumeva fossero suoi amanti e col fratello.[4]

Undici giorni dopo l'esecuzione di Anna, Enrico sposò Jane Seymour, sua terza moglie. La Legge inglese di successione del 1536 dichiarò che i figli di Enrico e della Regina Jane sarebbero stati primi nella linea di successione e che Lady Mary e Lady Elizabeth erano illegittime. Il re si arrogò anche il potere di determinare la linea della successione con le sue volontà testamentarie. Jane diede alla luce un figlio, Principe Edoardo, nel 1537, ma, spossata da un travaglio durato un giorno intero, morì di febbre puerperale pochi giorni dopo. Enrico VIII rimase - a detta di tutte le fonti - profondamente turbato dalla perdita della donna che gli aveva finalmente generato un figlio maschio. È probabile che la depressione conseguente al lutto abbia aggravato i suoi problemi di salute. Nel 1537, Enrico aveva già superato i quarantacinque anni - età, per l'epoca, ritenuta già avanzata - e, complici gli eccessi alimentari (peraltro del tutto consueti per l'aristocrazia inglese), si avviava a diventare obeso, mentre dolorose ferite sulle gambe (con ogni probabilità dovute alla gotta e al diabete) gli impedivano di camminare e lo tormentavano con emorragie e infezioni.

Nel 1536 Enrico fece approvare l'Act of Union, che formalmente annetté il Galles alla corona d'Inghilterra. L'Inghilterra e il Galles divennero quindi un'unica nazione. La Legge, da quel momento, impose l'uso del solo inglese negli atti ufficiali nel Galles, ignorando le proteste di chi usava la Lingua gallese. Sempre nel 1536 una sommossa, il Pilgrimage of Grace, scoppiò nell'Inghilterra del Nord. Per calmare i cattolici ribelli, Enrico dapprima fece alcune concessioni ma poi, quando scoppiò una seconda sommossa, i capi della rivolta vennero condannati a morte per tradimento e giustiziati. Nel 1538 Enrico sanzionò la distruzione dei santuari dedicati ai santi cattolici romani. Nel 1539 i monasteri che ancora rimanevano in Inghilterra vennero tutti aboliti e le loro proprietà trasferite alla Corona. Come ricompensa Thomas Cromwell, artefice di queste azioni, venne nominato conte di Essex. I religiosi minori persero i loro seggi alla Camera dei Lord, dove restarono solo arcivescovi e vescovi. I Lord spirituali (membri del clero con seggio nella Camera dei Lord) per la prima volta vennero superati in numero dai Lord temporali.

La questione dinastica tuttavia non era ancora risolta. L'unico erede maschio, il principe Edoardo, non godeva di buona salute ed Enrico, su consiglio di Thomas Cromwell, pensò allora ad Anna di Clèves, sorella del protestante duca di Clèves. Il duca era visto anche come importante alleato in caso di un attacco cattolico all'Inghilterra. Dopo aver visto il lusinghiero ritratto della giovane, dipinto da Hans Holbein il Giovane,[5] Enrico decise di sposarla, e il matrimonio si celebrò il 6 gennaio 1540. L'unione tuttavia durò solo fino a luglio, appena sei mesi, in parte perché la giovane Anna, cresciuta secondo le usanze tedesche e priva della raffinata cultura che aveva contraddistinto le tre precedenti consorti reali, risultò essere assai meno attraente rispetto al dipinto, in parte per considerazioni politiche. Il duca di Clèves era impegnato in una disputa con l'imperatore, ed Enrico non voleva esservi coinvolto. La regina Anna acconsentì alla richiesta di Enrico per un annullamento e testimoniò che il loro matrimonio non era mai stato consumato. Ricevette così, in ricompensa, il bizzarro titolo nobiliare di «Amatissima Sorella del Re» una cospicua rendita annua e svariate tenute, compreso il Castello di Hever, già appartenuto alla famiglia di Anna Bolena, vivendo, pare alquanto felicemente, fino al 1557, ultima a morire tra le sei mogli del sovrano.

Anche Thomas Cromwell quindi perdette il favore del re per il suo ruolo nella vicenda.[6] Il 28 luglio del 1540 (lo stesso giorno della esecuzione di Thomas Cromwell) Enrico sposò la giovane Caterina Howard, già dama di compagnia di Anna di Clèves, prima cugina di Anna Bolena nonché discendente della nobile casata Howard, ma anche questo matrimonio durò poco. La regina venne sospettata di avere più di una relazione, in particolare con altri due uomini, uno dei quali sosteneva di esserne il legittimo marito, mentre l'altro, certo Thomas Culpepper, era uno dei cortigiani favoriti del re. Thomas Cranmer, già in passato oppositore della potente famiglia cattolica degli Howard, portò le prove del tradimento all'attenzione del re. Le indagini che seguirono provarono i fatti e tra il dicembre 1541 e il febbraio 1542 avvenne l'esecuzione dei due amanti e della stessa Caterina, che all'epoca non aveva nemmeno vent'anni e si presentò al patibolo talmente prostrata da dover essere sorretta fino all'ultimo.

Enrico sposò quindi la sua sesta e ultima moglie, la ricca vedova Caterina Parr, la terza con questo nome, nel 1543. La Parr, donna di eccezionale cultura e carattere volitivo, si scontrò subito con Enrico per motivi religiosi; infatti era protestante mentre Enrico era ancora - nell'intimo - un cattolico. La situazione quasi portò a una nuova separazione, ma prima si arrivò a un atto di sottomissione. Caterina inoltre contribuì a riconciliare Enrico con le sue prime due figlie, Mary ed Elizabeth. Nel 1544 una legge del Parlamento le reinserì nella linea di successione dopo il principe Edward, duca di Cornovaglia (Cornwall), benché fossero ancora ritenute illegittime. La stessa legge confermò a Enrico il diritto di determinare con le sue volontà l'ulteriore successione al trono.

La morte di Enrico VIII[modifica | modifica wikitesto]

Il Castello di Windsor in un'immagine recente

Nel 1544, nonostante l'obesità - negli ultimi anni, il sovrano pesava all'incirca 180 kg per mt 1,85 di statura- e l'aggravarsi della gotta e del diabete, Enrico prese parte all'assedio di Boulogne, espugnando la città dopo oltre due mesi di assedio. Gli ultimi anni furono segnati da un inarrestabile declino fisico e mentale,[7] culminato nelle accuse di eresia e tradimento lanciate contro la moglie Caterina Parr, che evitò l'arresto nell'estate 1546 solo dopo aver formalmente ribadito la propria sottomissione al consorte, e nell'arresto del giovane poeta il Conte di Surrey e dell'ormai anziano genitore di questi, Thomas Howard, III duca di Norfolk con l'accusa di tradimento: Surrey fu decapitato il 19 gennaio 1547, il padre ebbe salva la vita unicamente perché l'esecuzione fu rimandata a séguito della morte del re. Dopo alcuni giorni di agonia, Enrico si spense il 28 gennaio 1547 nel palazzo di Whitehall. Il corpo del sovrano venne sepolto nella Saint George's Chapel nel Castello di Windsor, vicino alla terza moglie Jane Seymour.

Successione e discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Edoardo VI a sei anni, in un ritratto di Hans Holbein

In conseguenza dell'Atto della successione del 1544, l'unico figlio maschio di Enrico, Edoardo, ereditò la corona, diventando Edoardo VI. Edoardo fu il primo monarca protestante a regnare in Inghilterra. Poiché Edoardo aveva soltanto nove anni, non poté esercitare un potere reale. I sedici esecutori che formavano il consiglio di reggenza scelsero Edward Seymour primo duca di Somerset come Lord protettore del regno, affiancato da Lord Hertford. Lord Hertford tuttavia venne sostituito presto da John Dudley, primo duca di Northumberland, e condannato a morte per tradimento. Il duca di Northumberland, tuttavia, non prese il titolo di Lord protettore, ma invitò Edoardo a dichiarare la sua maggiore età prima dei diciotto anni, quindi trasgredendo le volontà di Enrico VIII.

In base alla legge di successione del 1544 e secondo le volontà di Enrico VIII, a Edoardo (in mancanza di una sua discendenza) sarebbe succeduta la sorellastra, Maria. Se Maria non avesse avuto figli, la corona sarebbe passata a Elisabetta, figlia di Anna Bolena. Se anche Elisabetta non avesse avuto figli, la successione sarebbe tornata ai discendenti della sorella defunta di Enrico VIII, Maria Tudor. Edoardo VI e i suoi consiglieri, tuttavia, avevano disegni diversi. Sul suo letto di morte, Edoardo espresse volontà in contraddizione alle disposizioni di Enrico.

Maria ed Elisabetta vennero escluse dalla linea della successione come illegittime; anche Frances Brandon, duchessa del Suffolk (figlia di Maria Tudor, duchessa del Suffolk), venne estromessa e al loro posto venne designata Lady Jane Grey, la figlia della duchessa del Suffolk e nuora del potente Duca di Northumberland. Alla morte di Edoardo, nel 1553, Lady Jane venne proclamata regina. Secondo la legge, tuttavia, questo non era possibile; la Legge del Parlamento del 1544 voluta in sèguito alla riconciliazione con le figlie, aveva specificamente consentito a Enrico di assegnare la corona con le sue volontà, ma nessuna legislazione simile era stata approvata per Edoardo. Con questa motivazione, Maria depose e fece condannare a morte Jane, prendendo la corona per sé stessa.

Quando Maria I morì senza discendenza nel 1558, le successe la sorellastra Elisabetta. Elisabetta I non si sposò né nominò mai un erede, causando una crisi di successione. Per impedire agli Stuart di diventare una famiglia dinastica in Europa e, quindi, scongiurare l'eventualità che i cattolici scozzesi sedessero sul trono d'Inghilterra, Elisabetta ordinò l'esecuzione di Maria Stuart. Secondo le volontà di Enrico VIII, a Elisabetta sarebbe dovuto succedere l'erede di Maria Tudor, Lady Anne Stanley. In realtà il regno passò a Giacomo VI, re di Scozia, figlio di Maria Stuart. Giacomo fu sin dall'inizio sufficientemente potente, quindi la sua successione non incontrò opposizioni. Giacomo VI di Scozia diventò così Giacomo I, primo re d'Inghilterra del Casato degli Stuart.


Nome Nascita Morte Note
da Caterina d'Aragona (16 dicembre 1485-7 gennaio 1536)

Una figlia senza nome nata morta il 31 gennaio 1510

Enrico, duca di Cornovaglia 1º gennaio 1511 22 febbraio 1511  
Figlio senza nome ottobre 1513 ottobre 1513  
Enrico, Duca di Cornovaglia dicembre 1514 dicembre 1514  
Maria I 18 febbraio 1516 17 novembre 1558 sposata 1554 con Filippo II da cui non ebbe figli
Figlia senza nome nata il 10 novembre 1518 e vissuta al massimo una settimana

da Anna Bolena (morta il 19 maggio 1536)

Elisabetta I 7 settembre 1533 24 marzo 1603  non si sposò e non ebbe figli
Figlio senza nome 29 gennaio 1536 29 gennaio 1536  
da Jane Seymour (1509 ca.-24 ottobre 1537)
Edoardo VI 12 ottobre 1537 6 luglio 1553  morto probabilmente avvelenato
da Elizabeth Blount
Henry FitzRoy, I duca di Richmond e Somerset 15 giugno 1519 18 giugno 1536 illegittimo; sposato nel 1533 a 14 anni con Lady Mary Howard da cui non ebbe figli
da Lady Mary Boleyn sorella di Anna Bolena (morta 19 luglio 1543)
Catherine Carey c. 1524 15 gennaio 1568 reputata illegittima; sposata con Sir Francis Knollys; ebbe 15 figli di cui l'ultimo morto si presume intorno al 1643
Henry Carey, I barone Hunsdon 4 marzo 1526 23 luglio 1596 1545, Ann Morgan; ebbe discendenza ed ebbe 16 figli
da Mary Berkeley
Sir Thomas Stucley c. 1525 4 agosto 1578 reputato illegittimo; sposato con Anne Curtis; discendenza non nota
Sir John Perrot c. 1527 settembre 1592 reputato illegittimo; sposato con (1) Ann Cheyney e (2) Jane Pruet; ebbe discendenza
da Joan Dyngley
Etheldreda Malte c. 1529 dopo 1555 reputata illegittima; sposata con 15461548 John Harrington; discendenza non nota

* Nota: Tra i figli di Enrico VIII reputati illegittimi, solo il Duca di Richmond e Somerset fu riconosciuto formalmente dal Re. La paternità degli altri figli illegittimi non fu stabilita pienamente.

Principali atti politici e legislativi sotto il suo regno[modifica | modifica wikitesto]

Durante il regno di Enrico VIII vengono emanate numerose e importanti leggi e vengono scritti atti pubblici di valore politico enorme, opera dei consiglieri succedutisi nel corso della sua vita. Tra i consiglieri più seguiti nei primi anni figura Thomas Wolsey, che cura specialmente l’aspetto economico, facendo svincolare il Consiglio Privato dalla amministrazione dei beni della corona, dando più autonomia agli uffici del tesoro.[8]

  • Nel 1521, quindi nei primi anni di regno, consigliato da Tommaso Moro, scrive un “Assertio Septem Sacramentorum”, che gli fa guadagnare l’appellativo di Defensor fidei da parte del Papa.
  • Nel 1533, col "Buggery Act", è promulgata la prima legge contro la sodomia in Inghilterra.
  • Nel 1534 Sollecitato da Thomas Cromwell, il Parlamento approva diverse Leggi che sanciscono la frattura con Roma: Lo Statute in Restraint of Appeals (Statuto per la limitazione degli appelli), che impedisce alla chiesa di emettere regole senza il consenso del re. L'Ecclesiastical Appointments Act (Atto sulle nomine ecclesiastiche), che impone al clero di scegliere vescovi nominati dal sovrano. L'Act of Supremacy (Atto di Supremazia) dichiara che il re è "l'unico Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra". Il Treasons Act (Atto sui Tradimenti) rende alto tradimento, punibile con la morte, il rifiuto di riconoscere il Re come tale. Al Papa vengono negate le fonti di finanziamento come l'obolo di San Pietro. L'Act of Succession (Atto di Successione), rigettando le decisioni del Papa, convalida l'unione fra Enrico e Anna Bolena.
  • Tra il 1536 ed il 1543 gli Acts of Union (Atti di Unione) uniscono l'Inghilterra ed il Galles in una nazione.[9]
  • Nel 1542 il "Witchcraft Act" punisce con la morte "l'invocazione o l'evocazione dello spirito diabolico".

La figura di Enrico VIII nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Enrico VIII nella cultura popolare.

Titoli reali e araldica[modifica | modifica wikitesto]

Regno d'Inghilterra
Tudor
Tudor Rose.svg

Enrico VII (1485 - 1509)
Enrico VIII (1509 - 1547)
Edoardo VI (1547 - 1553)
Jane Grey (1553)
Maria I (1553 - 1558)
Elisabetta I (1558 - 1603)

Enrico VIII fu il primo monarca inglese a usare regolarmente il titolo di "Vostra Maestà", benché anche le alternative "Vostra Altezza" e "Vostra Grazia" fossero usate di tanto in tanto.

Parecchi cambiamenti sono stati fatti ai titoli reali durante il suo regno. Enrico originalmente ha usato l'intitolazione Enrico ottavo, per grazia di Dio, re d'Inghilterra, Francia e signore (Lord) d'Irlanda. Nel 1521, per una concessione di Papa Leone X, espressa come ricompensa del libro di Enrico che attaccava Martin Lutero e difendeva la Chiesa cattolica, l'intitolazione reale si è trasformata in Enrico ottavo, per grazia di Dio, re d'Inghilterra e di Francia, protettore della fede e signore d'Irlanda. Dopo la frattura con Roma, Papa Paolo III annullò la concessione del titolo "protettore della fede", ma una legge del parlamento dichiarò che essa rimaneva valida.

Nel 1535, Enrico aggiunse la "frase delle supremazia" al titolo reale, che si trasformò in Enrico ottavo, per grazia di Dio, re d'Inghilterra e Francia, difensore della fede, signore d'Irlanda e capo supremo in terra della Chiesa d'Inghilterra. Nel 1536, la frase della Chiesa d'Inghilterra fu cambiata in della Chiesa d'Inghilterra e anche d'Irlanda.

Il 1542, Enrico cambiò il titolo di signore d'Irlanda in re d'Irlanda dopo che gli fu fatto notare che molti irlandesi guardavano al Papa come al vero capo del loro paese, con il signore d'Irlanda che fungeva da mero rappresentante. L'intitolazione Enrico ottavo, per grazia di Dio, re d'Inghilterra, di Francia e d'Irlanda, protettore della fede e Capo supremo in terra della chiesa d'Inghilterra e anche d'Irlanda è rimasta in uso fino alla fine del regno di Enrico.

Le armi di Enrico VIII furono uguali a quelle usate dai suoi predecessori a partire da Enrico IV. Inquartato: nel primo e nel quarto d'azzurro a tre gigli d'oro (per la Francia); nel secondo e nel terzo di rosso, a tre leoni guardanti e passanti d'oro (per l'Inghilterra).

Tra gli altri titoli ed onorificenze portò anche il nastro di Gran Maestro dell'Ordine della Giarrettiera.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Gran Maestro e Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro e Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera
Rosa d'Oro della cristianità - nastrino per uniforme ordinaria Rosa d'Oro della cristianità
— 1524

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Enrico VIII d'Inghilterra Padre:
Enrico VII d'Inghilterra
Nonno paterno:
Edmondo Tudor
Bisnonno paterno:
Owen Tudor
Trisnonno paterno:
Maredudd ap Tudur
Trisnonna paterna:
Margaret ferch Dafydd
Bisnonna paterna:
Caterina di Valois
Trisnonno paterno:
Carlo VI di Francia
Trisnonna paterna:
Isabella di Baviera
Nonna paterna:
Margaret Beaufort
Bisnonno paterno:
John Beaufort, duca di Somerset
Trisnonno paterno:
Giovanni Beaufort, conte di Somerset
Trisnonna paterna:
Margaret Holland
Bisnonna paterna:
Margaret Beauchamp di Bletso
Trisnonno paterno:
Roger Beauchamp, barone di Bletso
Trisnonna paterna:
Edith Stourton
Madre:
Elisabetta di York
Nonno materno:
Edoardo IV d'Inghilterra
Bisnonno materno:
Riccardo Plantageneto
Trisnonno materno:
Riccardo di Conisburgh
Trisnonna materna:
Anna Mortimer
Bisnonna materna:
Cecilia Neville
Trisnonno materno:
Ralph Neville, conte di Westmorland
Trisnonna materna:
Joan Beaufort
Nonna materna:
Elisabetta Woodville
Bisnonno materno:
Richard Woodville
Trisnonno materno:
Richard Wydevill
Trisnonna materna:
Elizabeth Bodulgate
Bisnonna materna:
Giacometta di Lussemburgo
Trisnonno materno:
Pietro I di Lussemburgo-Saint Pol
Trisnonna materna:
Margherita Del Balzo


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b L'Enciclopedia, la Biblioteca di Repubblica, volume 7, p. 271
  2. ^ Celebre in proposito fu la testimonianza - piuttosto colorita - di un cortigiano, Sir Willoughby, a detta del quale, il mattino dopo le nozze, il giovane principe si sarebbe rivolto a lui esclamando «Willoughby, portatemi un boccale di birra, perché stanotte sono stato nel bel mezzo della Spagna!»
  3. ^ Tommaso Moro, in seguito alle sue dimissioni ed al rifiuto di prestare giuramento al sovrano, secondo quanto stabilito dall'Atto di Supremazia, venne incarcerato nella Torre di Londra e quindi giustiziato. Nella sua autodifesa, dopo la condanna a morte, disse che la vera causa della sua accusa di tradimento era stato il rifiuto di accettare l'annullamento del matrimonio di Enrico con Caterina. L'Enciclopedia, la Biblioteca di Repubblica, volume 19, p. 755,756
  4. ^ Il suo matrimonio con Enrico venne annullato poco prima della sua esecuzione. Quindi, poiché Anna ufficialmente, secondo questo atto, non era mai stata sposata con Enrico, né lei né i cinque uomini già uccisi avrebbero potuto commettere adulterio. Questo punto, tuttavia, fu convenientemente ignorato.
  5. ^ opera oggi al Louvre, inv. 1348.
  6. ^ In sèguito Thomas Cromwell venne privato dei suoi poteri e decapitato. L'ufficio di "Viceregent in Spirituals", che era stato creato specificamente per lui, non fu più occupato ed è ancora vacante
  7. ^ è stato recentemente ipotizzato che Enrico soffrisse della Sindrome di Cushing, il che spiegherebbe il forte sovrappeso, le piaghe ulcerose e i repentini sbalzi d'umore del sovrano
  8. ^ La Storia, vol. 7, (Il cinquecento: la nascita del mondo moderno) La Biblioteca di Repubblica, p. 518
  9. ^ Atlante storico, vol. 31, L’Enciclopedia, La Biblioteca di Repubblica, p. 654

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Il monogramma personale di re Enrico VIII.
Il monogramma di re Enrico VIII e della regina Anna Bolena.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re d'Inghilterra Successore Royal Standard of England (1406-1603).svg
Enrico VII 21 aprile 1509- 28 gennaio 1547 Edoardo VI
Predecessore Re d'Irlanda Successore Royal Standard of Ireland (1542–1801).svg
Se stesso come Signore 1º gennaio 1542- 28 gennaio 1547 Edoardo VI
Predecessore Signore d'Irlanda Successore Banner of the Lordship of Ireland.svg
Enrico VII 21 aprile 1509- 31 dicembre 1541 Se stesso come Re
Predecessore Duca di York Successore Arms of Henry Tudor, Duke of York.svg
Nuova creazione 1494-1509 Titolo unito alla Corona
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