Vittorio Emanuele I | |
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Re di Sardegna | |
In carica | 1802 - 13 marzo 1821 |
Predecessore | Carlo Emanuele IV |
Successore | Carlo Felice |
Marchese di Rivoli | |
In carica | 1792 - 1802 |
Predecessore | Nuova creazione |
Successore | Titolo unito alla corona |
Marchese di Pianezza | |
In carica | 1793 - 1802 |
Successore | Titolo unito alla corona |
Altri titoli | Duca di Savoia Principe di Piemonte Conte d'Aosta Conte della Moriana Conte di Nizza Custode della Sacra Sindone |
Nascita | Torino, 24 luglio 1759 |
Morte | Moncalieri, 10 gennaio 1824 |
Luogo di sepoltura | Basilica di Superga |
Casa reale | Casa Savoia |
Padre | Vittorio Amedeo III |
Madre | Maria Antonietta di Spagna |
Consorte | Maria Teresa d'Austria-Este |
Figli | Maria Beatrice Vittoria Giuseppina Carlo Emanuele Maria Teresa Ferdinanda Felicita Gaetana Pia Maria Anna Carolina Pia Maria Cristina Carlotta Giuseppa Gaetana Efisia |
Religione | Cattolicesimo |
Vittorio Emanuele I di Savoia, detto il Tenacissimo (Torino, 24 luglio 1759 – Moncalieri, 10 gennaio 1824), fu re di Sardegna e duca di Savoia, Piemonte e Aosta dal 1802 al 1821.
Dopo la restaurazione, nel 1814, su modello della Gendarmeria francese, creò l'Arma dei Carabinieri da cui deriva il moderno corpo.
Vittorio Emanuele era il secondo figlio maschio di Vittorio Amedeo III e di Maria Antonietta di Spagna, figlia di re Filippo V di Spagna (nipote di Luigi XIV) e di Elisabetta Farnese.
Combatté contro le forze rivoluzionarie francesi nella campagna del 1793 in Savoia, e dopo la pace di Parigi seguì la famiglia reale a Cagliari dal momento che suo fratello maggiore Carlo Emanuele IV, succeduto al padre nel 1798, non era stato in grado di difendere adeguatamente i possedimenti del regno sulla terraferma, essendosi perlopiù disinteressato alla politica. La Sardegna era tra l'altro l'unico possedimento sabaudo non conquistato dai francesi e quindi la corte venne temporaneamente trasferita sull'isola.
Dopo l'abdicazione di Carlo Emanuele IV, nel 1802 gli succedette come re di Sardegna e come prima mossa tentò invano di recuperare le terre perdute partecipando alla terza coalizione (1805) e successivamente tornò in Sardegna, l'unica parte dei suoi domini che non era stata conquistata dai francesi, dove avviò alcune riforme amministrative. Avversario di Napoleone, non accettò compromessi e tornò in Piemonte soltanto dopo la sconfitta del Bonaparte nel maggio 1814.
Con il congresso di Vienna e la restaurazione riacquistò il dominio dei suoi territori, con l'aggiunta di quelli dell'ex Repubblica di Genova, che divenne sede della marina. Abrogò quindi i codici napoleonici, ripristinando le ormai farraginose Regie Costituzioni di Vittorio Amedeo II e riabilitando il diritto comune, rinforzò le ingombranti[interne o di frontiera?] barriere doganali, rifiutò di concedere una costituzione liberale, affidò l'istruzione al clero, ristabilì le discriminazioni in ambito lavorativo e giudiziario nei confronti di ebrei e valdesi. Durante la permanenza a Cagliari istituì il corpo d'élite dei Carabinieri e in seguito creò il ministero della marina.
Avendo ambizioni espansionistiche verso la Lombardia, dove si stavano sviluppando sentimenti nazionalisti unitari anti-austriaci, promossi in massima parte dalla borghesia illuminista dei salotti intellettuali cittadini, entrò in conflitto con l'Austria. Nel marzo 1821 esplose la rivoluzione liberale, in larga parte opera dei carbonari, e sembrò che i sentimenti antiaustriaci dei cospiratori coincidessero con quelli del sovrano.
Ma in realtà Vittorio Emanuele I non voleva concedere la costituzione e di conseguenza il 13 marzo 1821 abdicò in favore del fratello Carlo Felice. Poiché Carlo Felice si trovava in quel momento a Modena, Vittorio Emanuele I affidò temporaneamente la reggenza a Carlo Alberto, che era secondo in ordine di successione.
Visse poi in varie città fino al 1824, quando fece ritorno al Castello di Moncalieri, ove morì. Venne sepolto nella basilica di Superga, sulle colline torinesi.
Dopo la morte del fratello Carlo Emanuele nel 1819, divenne anche il pretendente giacobita al trono britannico (con il nome di Vittorio I), anche se, come il fratello, non fece mai rivendicazioni pubbliche o private in merito. Fu l'ultimo duca di Savoia a portare questo titolo: esso passò infatti alla figlia Maria Beatrice (primogenita e priva di fratelli maschi viventi), che sposò Francesco IV, arciduca d'Austria e duca di Modena. Il titolo passò quindi al figlio di lei Francesco V di Modena, cioè al casato Austria-Este.
Il 14 agosto 1815 Vittorio Emanuele creò l'Ordine militare di Savoia, un ordine cavalleresco del regno di Sardegna e poi del regno d'Italia, istituito per sostituire le decorazioni napoleoniche.
L'ordine fu poi riformato da Vittorio Emanuele II nel 1855.
Questo è il giudizio conclusivo che diede di lui il giornalista Indro Montanelli:
« Di poca intelligenza, di punta cultura, di scarsa personalità, Vittorio Emanuele non era stato un gran Re. Ma un gran galantuomo, sì. Aveva assunto la corona senza desiderarla, l'aveva portata come un pesante fardello, ligio ai doveri che gliene derivavano e che avevano fatto della sua vita una perpetua quaresima. Era stato, come quasi tutti i Savoia, un re malinconico ma, che si era onestamente proposto il bene dei suoi sudditi, o per meglio dire quello ch'egli riteneva fosse il loro bene, e ora se n'andava appunto per non fargli del male o scatenando contro una repressione violenta o ingannandoli con una Costituzione che non avrebbe voluto mantenere. Alla bassezza cui era sceso Ferdinando di fingere di largirla per poi affidarne la revoca all'Austria, si rifiutò di arrivare. Santarosa, che tanto lo aveva criticato, scrisse: "I nostri cuori identificavano trono e patria, anzi Vittorio Emanuele e patria. E i giovani promotori della rivolta avevano ripetutamente esclamato "Ci perdonerà bene di averlo fatto Re di sei milioni d'italiani!". » |
(Indro Montanelli, L'Italia Giacobina e Carbonara, p. 305) |
Il 21 aprile 1789 Vittorio Emanuele sposò Maria Teresa d'Asburgo-Este (1773-1832), figlia di Ferdinando d'Asburgo-Este, duca di Bresgovia, dalla quale ebbe 5 figli:
Gran Maestro dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata | |
Gran Maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro | |
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Savoia | |
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