Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980)
1 Pahlevi Iran Oro Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980)
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5 Pahlavi Iran Oro Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980)
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2 1/2 Pahlavi Iran Oro Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980)
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Venduta per: $1219.0
G Foreign Coins and Medals. Iran , Mohammad Reza Pahlavi, 2½ pahlavi, SH.1352 (1973), bare head l., rev. radiant lion within wreath, wt. 20.40gms. (KM.1163; Fr.100), about uncirculated £600-800

Venduta per: $2085.0
G Foreign Coins and Medals. Iran , Mohammad Reza Pahlavi, 5 pahlavi, MS.2537 (1978), bare head l., rev. radiant lion within wreath, wt. 40.72gms. (KM.1202; Fr.99), extremely fine £1200-1500

Venduta per: $1100.0
IRAN, Mohammad Reza Pahlavi, Shah, proof gold medal (40mm; 29.9 gram .900 fine) Golden Jubilee of the National Bank of Iran MS2535 (1976) conjoined busts ...
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Mohammad Reza Pahlavi
Shah of iran.png
Scià di Persia
Imperial Arms of the Shahanshah of Iran.svg

Imperial Standard of the Shahanshah of Iran.svg

In carica 16 settembre 1941 –
11 febbraio 1979
Predecessore Reza Shah Pahlavi
Successore monarchia abolita
Nascita Teheran, 26 ottobre 1919
Morte Il Cairo, 27 luglio 1980
Sepoltura Moschea di al-Rifa'i, Il Cairo
Casa reale Pahlavi
Padre Reza Shah Pahlavi
Madre Taj al-Moluk
Coniugi Fawzia d'Egitto
Soraya Esfandiary Bakhtiari
Farah Diba
Figli Shahnaz Pahlavi
Reza Ciro Pahlavi, Farahnaz Pahlavi, Ali-Reza Pahlavi, Leila Pahlavi
Religione Islam sciita
Firma Mohammadreza pahlavi signature.svg

Mohammad Reza Pahlavi (in persiano: محمد رضا پهلوی‎, in italiano spesso traslitterato Reza Pahlevi; Teheran, 26 ottobre 1919Il Cairo, 27 luglio 1980) è stato l'ultimo Scià di Persia; ha governato l'Iran dal 16 settembre 1941 fino alla Rivoluzione Islamica dell'11 febbraio 1979. È stato il secondo e ultimo monarca della Dinastia di Pahlavi. Mohammad Reza Shah Pahlavi possedeva diversi titoli: Sua Maestà Imperiale, Shahanshah (Re dei Re, Imperatore), Aryamehr (Luce degli Ariani) e Bozorg Arteshtārān (Capo dei Guerrieri, in persiano: بزرگ ارتشتاران).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Mohammad Reza e la sorella gemella Ashraf Pahlavi negli anni quaranta.
Regina Fawzia, Regina Soraya e Imperatrice Farah

Nato a Teheran nel 1919 da Reza Pahlavi e dalla sua seconda moglie, Tadj ol-Molouk, Mohammad Reza era il figlio maggiore dello Scià primo della Dinastia Pahlavi, e il terzo dei suoi undici figli, gemello di Ashraf Pahlavi. Quando Mohammad Reza compì 11 anni, il padre, su consiglio di Abdolhossein Teymourtash, Ministro di Corte della Dinastia Pahlavi dal 1925 al 1932, decise di iscriverlo presso l'Istituto Le Rosey, un prestigioso collegio svizzero, per continuare gli studi. Mohammad Reza Shah fu il primo principe iraniano erede al trono ad aver conseguito parte della formazione scolastica all'estero. In Svizzera rimase per i successivi quattro anni prima di tornare in Iran per conseguire il diploma di scuola superiore nel 1936. Dopo il ritorno al paese, il principe ereditario si iscrisse presso l'Accademia Militare a Teheran dove rimase fino al 1938.

Nel 1941 Stalin e Churchill, nonostante Reza Pahlavi avesse dichiarato la neutralità dell'Iran, si misero d'accordo per invadere l'Iran, cosa che avvenne nell'agosto dello stesso anno, costringendo all'esilio Reza Pahlavi. La motivazione sarebbe stata la preoccupazione per le relazioni amichevoli della nazione con la Germania Nazista, ma secondo molti autori, il timore dell'influenza nazista fu solo un pretesto e l'Iran fu occupato dagli anglo-sovietici solo per permettere il trasferimento di materiale bellico all'Unione Sovietica, allora sotto attacco nazista, lungo il cosiddetto corridoio persiano. Dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti la gestione logistica del corridoio persiano passò agli americani[1], mentre i britannici mantennero il controllo delle risorse petrolifere.

Mohammad Reza divenne Scià il 16 settembre 1941, a 22 anni di età, per la (forzata) abdicazione del padre, Reza Pahlavi. Dopo la Conferenza di Teheran di Stalin, Roosevelt e Churchill del 1943 gli Alleati si impegnarono a sviluppare una monarchia costituzionale. Con la fine dell'alleanza antinazista e lo scoppio della Guerra Fredda gli inglesi consentirono l'involuzione verso un governo di tipo parlamentare sulla carta, ma dittatoriale di fatto. Per Londra era essenziale mantenere il controllo sulle risorse petrolifere persiane. Mohammad Reza partecipò più attivamente all'elaborazione della linea politica del Paese, opponendosi o ostacolando l'attività di alcuni dei Primi Ministri più volitivi e sgraditi a Londra ed eliminando avversari politici. Un'altra sua preoccupazione fu quella di mantenere l'esercito sotto il controllo della monarchia. Nel 1949, a seguito di un tentativo di assassinio, si ebbe la messa al bando del partito Tudeh (di orientazione filo-sovietica e ritenuto responsabile dell'attentato) e l'ampliamento dei poteri costituzionali dello Scià.

Mohammad Mossadeq e la crisi di Abadan[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Crisi di Abadan.
Mohammad Reza e Mohammad Mossadeq nel 1952

Nonostante la politica filo-britannica del Monarca, in Persia cresceva sempre più l'avversione alla Anglo-Iranian Oil Company, accusata di sfruttare avidamente le risorse naturali del Paese. Nel 1950 la popolazione ed il Parlamento erano contrari al rinnovo della concessione petrolifera all'AIOC, caldeggiata invece dallo Scià. Il Primo Ministro Generale Ali Razmara che insisteva per il rinnovo fu assassinato nel 1951 da un fanatico religioso. Al suo posto il Parlamento (in persiano Majlis) elesse Primo Ministro Mohammad Mossadeq, il principale oppositore dell'AIOC, che fece immediatamente approvare la nazionalizzazione dell'industria petrolifera con l'attivo sostegno del clero sciita militante, guidato dall'Ayatollah Kashani. La reazione di Londra fu molto dura e provocò la crisi di Abadan. Sul piano interno l'Ambasciata britannica chiese allo Scià di sostituire Mohammad Mossadeq con un Primo Ministro più flessibile. Nel 1952 il Monarca sostituì Mossadeq con Ahmad Qavam, ma il Primo Ministro era assai popolare e scoppiarono proteste di piazza che costrinsero Mohammed Reza a richiamare al Governo Mohammad Mossadeq. Egli entrò in forte contrasto con lo Scià, sia in politica economica sia sulla delicata questione del controllo dell'esercito.

Il Parlamento accettò la nomina del Ministro della Difesa e capo dell'esercito da parte di Mossadeq contro il volere dello Scià, che tuttavia infine la promulgò senza avvalersi del suo diritto di veto. Mohammad Reza Pahlavi entrò sempre più in rotta di collisione col suo Primo ministro, che nel 1952 aveva espulso l'Ambasciata britannica, accusata di ingerenza negli affari interni. Nel 1953 Mossadeq costrinse lo Scià a lasciare il paese e molti temettero che volesse proclamare la Repubblica. Mentre Mohammad Reza era in esilio a Roma, ci fu a Teheran un contro-colpo di Stato militare, sostenuto dal clero sciita e con l'appoggio dalla CIA e dal SIS britannico. Il Primo Ministro fu rovesciato e Mohammed Reza tornò trionfalmente in Iran[2].L'esercito, già largamente contro Mossadeq, si schierò con gli insorti eliminando i pochi reparti fedeli al governo legittimo[3].

Il potere assoluto e i tentativi di riforma[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Rivoluzione bianca.
Reza Pahalavi durante una visita ufficiale a Washington con John Kennedy e il segretario della difesa Robert McNamara

Rientrato a Teheran all'età 34 anni, Mohammad Reza, monarca costituzionale dell'Iran, riprese la politica di modernizzazione del paese che era stata iniziata dal padre e, interrotta la linea di moderatismo degli anni precedenti, cominciò ad operare una stretta autoritaria. Nel 1955 sottoscrisse il patto di Bagdad (poi CENTO, nell'agosto 1959) che inserì l'Iran nell'area politica delle potenze occidentali, anche se la politica petrolifera si mantenne ancora nelle mani dell'élite del paese.

Grazie alla ricchezza petrolifera, l'inizio della modernizzazione e dello sviluppo economico, messi in atto con decisione a partire dal 1962, portarono ad introdurre la riforma agraria e industriale (creazione di imprese, spinta all'inurbamento, partecipazione agli utili degli operai), il suffragio femminile e il diritto al divorzio, l'incentivo all'alfabetizzazione e alla civilizzazione del paese. Tra il fronte di rivolta alle riforme pahlavidi, soprattutto per la loro impronta giurisdizionalista, si schierò il clero sciita perché veniva privato dei benefici assolutisti, nonché gruppi religiosi che si erano opposti alla sua riforma agraria e sociale (la cosiddetta "Rivoluzione bianca"), che venivano espropriati di molti beni di manomorta, controllati dalle gerarchie religiose. Numerosi esponenti religiosi furono così costretti all'esilio perché contrari alle riforme. Nel 1963 l'Ayatollah Khomeini organizzò una congiura contro la scià, il quale, scoperta la responsabilità di Khomeini, ne decretò il solo esilio, che lo condusse dapprima a Najaf in Iraq poi a Parigi.

Proseguì nello sforzo di accrescere il peso politico e militare della nazione sulla scena internazionale con una politica di prestigio (di rievocazione del passato achemenide) culminata nelle celebrazioni fastose dei 2500 anni della monarchia persiana, nel 1971, e con una politica di accrescimento delle spese per l’armamento dell’esercito, entrambi finanziati dalle ingenti rendite petrolifere. Sul versante interno, proseguì con l'accentramento del potere nelle mani della monarchia e acuì il carattere dispotico del potere, esautorando il parlamento e servendosi di un regime poliziesco. Attraverso il ruolo della SAVAK, operò una brutale repressione di ogni tipo di opposizione. Sul fronte estero, cercò di intessere relazioni cordiali a livello internazionale e di presentarsi al mondo come "monarca illuminato", attraverso anche una forte campagna di promozione personale, concedendo interviste a quotidiani di tutto il mondo e curando la propria immagine pubblica.

Lo scià, il presidente algerino Houari Boumedienne e l'allora vicepresidente iracheno Saddam Husayn in occasione della firma degli Accordi di Algeri del 1975

Durante gli anni settanta la protesta dei movimenti giovanili coinvolse anche molti giovani iraniani agiati inviati a perfezionarsi in Europa, i quali parteciparono alle rivolte studentesche del '68 e degli anni seguenti, chiedendo delle riforme democratiche anche per il loro Paese, ma scontrandosi, anche in questo caso, con una dura repressione che contribuì ad alienare le simpatie della borghesia urbana per il regime.[4]

La rivoluzione[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Rivoluzione iraniana.
Il ritorno dall'esilio di Khomeini con un volo Air France il 1º febbraio 1979

Nel 1978 iniziarono in Iran una serie di manifestazioni di protesta e scioperi che, a fronte della repressione da parte di Mohammed Reza, continuarono a crescere d'ampiezza fino a diventare un movimento rivoluzionario. Il 19 agosto del 1978 circa 430 persone persero la vita nella città di Abadan, a causa di un incendio di origine dolosa scoppiato all'interno di un cinema. La strage venne attribuita allo scià e al SAVAK. In tutto l'Iran scoppiarono sommosse e manifestazioni, represse duramente dalla polizia, finché l'8 settembre in Piazza Jaleh a Tehran intervenne l'esercito che aprì il fuoco sulla folla di manifestanti mietendo numerose vittime.

Verso la fine dell'anno lo scià cercò, molto tardivamente, di avviare una politica di dialogo che calmasse la marea di proteste. Dall'esilio in Francia l'Ayatollah Khomeini, ormai riconosciuto come leader indiscusso della rivoluzione, esigeva solo la sua deposizione. Il 16 gennaio del 1979 lo scià, già malato, abbandonò l'Iran per evitare un bagno di sangue tra i suoi sostenitori e i rivoluzionari i quali, preso il potere, provvidero a uccidere indiscriminatamente tutti coloro che erano appartenuti al regime imperiale, attraverso processi sommari. Il tribunale islamico condannò a morte in contumacia nel giugno del 1979 sia Pahlavi che la moglie Farah. L'immensa fortuna dello scià passò in parte al nuovo regime di Teheran e da questo ai nuovi dignitari.

Le nuove istituzioni iraniane rappresentarono un'esperienza senza precedenti in tutto il mondo islamico: fu infatti creato un "Consiglio di giurisperiti" cui era affidato ogni potere di veto sulle norme non ritenute in linea con gli assunti dell'Islam sciita (vilāyet-e faqih) che decretò il pieno allineamento del paese alla Sharīʿa islamica sciita, reintroducendo la pena di morte per l'adulterio e la bestemmia e imponendo l'obbligo del velo muliebre.

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Crisi degli ostaggi in Iran.

Nonostante la vittoria della Rivoluzione, quando Mohammed Reza si recò negli Stati Uniti, molti a Teheran temettero che l'America stesse tramando qualcosa per farlo tornare come già fatto nel 1953 al tempo di Mohammad Mossadeq. Nel novembre 1979 studenti universitari, influenzati dalle idee di Khomeyni, occuparono allora l'ambasciata americana e per un anno tennero in ostaggio i 52 statunitensi che costituivano lo staff diplomatico, minacciando di ucciderli se gli Stati Uniti non avessero consegnato lo Scià. A fronte di questa crisi degli ostaggi, Carter e il Congresso si rifiutarono di cedere per rispetto al diritto di asilo che gli era stato concesso per motivi umanitari (lo Scià era malato terminale di cancro e voleva farsi curare a New York). Dopo oltre un anno sotto sequestro, gli ostaggi furono rilasciati dopo l'insediamento di Ronald Reagan a Presidente degli Stati Uniti, avvenuto il 20 gennaio 1981.

L'esilio, dopo aver portato Reza Pahlavi a soggiornare in diversi paesi in pochi mesi, terminò in Egitto, l'unico paese che si dichiarò disposto ad accoglierlo. Lo Scià trovò infatti ospitalità presso Sādāt, che lo accolse nonostante il fatto che la sua permanenza negli Stati Uniti fosse stata utilizzata come pretesto per assaltare l'ambasciata americana di Teheran. Mohammad Reza Pahlavi non sopravvisse molto alla sua deposizione: morì infatti l'anno dopo, nel luglio del 1980, in Egitto. Venne sepolto al Cairo, nella moschea di al-Rifāʿī.

Il riformismo pahlavide[modifica | modifica wikitesto]

Jimmy Carter ospitato dallo scià nel palazzo del Golestan di Tehran nel 1977

Mohammad Reza Pahlavi attuò una politica economica estremamente favorevole agli Stati Uniti e all'occidente, permettendo alle multinazionali di sfruttare le risorse del paese. Al contempo lo Scià avviava il programma "Grande civiltà", che, nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto condurre l'Iran ad un livello di sviluppo economico e sociale paragonabile a quello dei Paesi occidentali attraverso l'investimento degli enormi proventi petroliferi. Di fatto il progetto fu un fallimento su tutti i fronti, in quanto i proventi petroliferi venivano in buona parte incamerati dall'entourage di corte e dalla famiglia imperiale; la parte rimanente delle entrate dell'Iran venne investita perlopiù in infrastrutture militari e apparecchiature belliche costosissime. Vennero, sì, importati materiali, derrate e attrezzature di uso civile dall'estero, ma essendo l'Iran cronicamente privo di infrastrutture e di manodopera specializzata lo Scià fu costretto a importare tecnici e altri lavoratori qualificati (tra i quali un posto di preminenza assoluta occupavano gli addetti alle apparecchiature belliche) dagli USA e dall'Europa. Ancora oggi in Iran sono presenti, in alcune aree, quantità impressionanti di veicoli, materiali e attrezzature, abbandonati vista l'impossibilità di poterli utilizzare concretamente.

Lo Scià fu attivo altresì nella sua attività di repressione del dissenso da parte del clero, sebbene pubblicamente partecipasse a funzioni religiose, mantenendo un atteggiamento ambivalente in questo ambito. Numerosi furono i mullah torturati e incarcerati dalla Savak, la polizia politica dello scià, durante il suo regno. Anche la riforma agraria da lui varata, basata sull'esproprio delle proprietà fondiarie delle moschee (derivanti dai cospicui lasciti dei fedeli) si risolse di fatto in un'operazione di accaparramento e distribuzione delle terre migliori ai favoriti di corte (senza dimenticare se stesso)[senza fonte], venendo a creare uno squilibrio economico tra la ristretta cerchia dei beneficiari dello Scià e la grande maggioranza della popolazione. Di fatto l'opposizione, non trovando sbocchi altrove si concentrò nelle moschee, l'unica istituzione in qualche misura politica tollerata dal regime al di fuori del Rastakhiz (il partito dello Scià, nel quale tutti dovevano essere regolarmente iscritti) e capace di raccogliere il dissenso crescente nel paese.

Lo scià Mohammad Reza e l' imperatrice Farah nel 1978.

Furono organizzati numerosi tentativi di assassinio o di colpo di Stato, soprattutto da parte di gruppi religiosi islamici, cui lo Scià rispose con una repressione inefficace quanto brutale[senza fonte]. Tuttavia, la sua posizione ambivalente nei confronti della religiosità iraniana, della quale era virtualmente anche il capo (incarnando un modello cesaropapistico), lo poneva in difficoltà impedendogli di prendere provvedimenti drastici onde evitare lo scontento aperto e manifesto delle masse popolari.

Si calcola che tra il 1953 e il 1978 vennero arrestate per reati politici diverse centinaia di migliaia di persone[senza fonte], ma meno di 3.000 vennero torturate. L'opposizione esplose a fine 1978: Khomeini riuscì a ritornare in Persia (dopo un lungo esilio nella città santa irachena di Najaf) e i soldati passarono dalla sua parte grazie agli accordi con vari generali tra cui il generale Hossein Fardoust, amico d'infanzia dello Scià e suo confidente, che passò indenne a far parte del nuovo regime con l'incarico di capo della SAVAMA (la nuova SAVAK del regime islamico), e il generale Abbas Gharabaghi, ultimo Capo di stato maggiore della difesa dell'esercito imperiale.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1939 Mohammad Reza Pahlavi sposò Fawzia, sorella di Faruq I d'Egitto, da cui divorziò dieci anni dopo e dalla quale ebbe una figlia. Nel 1951 sposò in seconde nozze Soraya Esfandiary Bakhtiari la quale non riuscì a dargli un erede al trono e dalla quale si separò. Quindi, dopo questo matrimonio, lo Scià Reza sposò il 21 dicembre del 1959 Farah Diba, che gli dette due figli e due figlie.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze iraniane[modifica | modifica wikitesto]

Gran Maestro e Cavaliere di Grande Stella dell'Ordine del Leone e del Sole - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro e Cavaliere di Grande Stella dell'Ordine del Leone e del Sole
Gran Maestro e Gran Collare dell'Ordine dei Pahlavi - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro e Gran Collare dell'Ordine dei Pahlavi
— 1932
Gran Maestro e Cavaliere di Gran Stella dell'Ordine della Corona - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro e Cavaliere di Gran Stella dell'Ordine della Corona
— 1926
Gran Maestro e Gran Cordone dell'Ordine di Zulfiqar - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro e Gran Cordone dell'Ordine di Zulfiqar
— 1949
immagine del nastrino non ancora presente Gran Maestro e Cavaliere di I classe dell'Ordine del ritratto imperiale
immagine del nastrino non ancora presente Gran Maestro e Cavaliere di I classe dell'Ordine di Nishan-i-Aqdas
Sovrano dell'Ordine delle Pleiadi - nastrino per uniforme ordinaria Sovrano dell'Ordine delle Pleiadi

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Gran Collare di Badr (Arabia Saudita) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare di Badr (Arabia Saudita)
— 1966
Membro di I classe dell'Ordine del Re Abd al-Aziz (Arabia Saudita) - nastrino per uniforme ordinaria Membro di I classe dell'Ordine del Re Abd al-Aziz (Arabia Saudita)
— 1955
Collare dell'Ordine del liberatore San Martín (Argentina) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine del liberatore San Martín (Argentina)
— 1965
Grande Stella dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria) - nastrino per uniforme ordinaria Grande Stella dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria)
— 1960
Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio)
— 1960
Collare dell'Ordine di Khalifa (Bahrain) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine di Khalifa (Bahrain)
— 1966
Gran Collare dell'Ordine Nazionale della Croce del Sud (Brasile) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell'Ordine Nazionale della Croce del Sud (Brasile)
— 1965
Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata (Casa Savoia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata (Casa Savoia)
— 1976
Cavaliere di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Casa Savoia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Casa Savoia)
— 1976
Cavaliere di gran croce dell'Ordine della Corona d'Italia (Casa Savoia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine della Corona d'Italia (Casa Savoia)
— 1976
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone Bianco (Cecoslovacchia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone Bianco (Cecoslovacchia)
— 1943
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca)
— 14 maggio 1959[5]
Gran Cordone dell'Ordine del Nilo (Egitto) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine del Nilo (Egitto)
— 1965
Commendatore di Gran Croce dell'Ordine del Leone di Finlandia (Finlandia) - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore di Gran Croce dell'Ordine del Leone di Finlandia (Finlandia)
— 1970
Croix de guerre francese 1939-1945 con palma (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria Croix de guerre francese 1939-1945 con palma (Francia)
— 1945
Collare dell'Ordine del Crisantemo (Giappone) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine del Crisantemo (Giappone)
— 1958
Collare dell'Ordine di Hussein ibn' Ali (Giordania) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine di Hussein ibn' Ali (Giordania)
— 1949
Gran Cordone dell'Ordine Supremo del Rinascimento (Giordania) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine Supremo del Rinascimento (Giordania)
— 1949
Cavaliere dell'Ordine di Salomone (Impero d'Etiopia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine di Salomone (Impero d'Etiopia)
— 1964
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia)
— Roma, 26 agosto 1957[6]
Cavaliere di Grande Stella dell'Ordine della Grande Stella di Jugoslavia (Jugoslavia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Grande Stella dell'Ordine della Grande Stella di Jugoslavia (Jugoslavia)
— 1966
Collare dell'Ordine di Mubarak il Grande (Kuwait) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine di Mubarak il Grande (Kuwait)
Membro di Classe Eccezionale dell'Ordine al Merito (Libano) - nastrino per uniforme ordinaria Membro di Classe Eccezionale dell'Ordine al Merito (Libano)
— 1956
Cavaliere dell'Ordine della Corona del Reame (Malesia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona del Reame (Malesia)
— 1968
Membro di Classe Eccezionale dell'Ordine della Sovranità (Marocco) - nastrino per uniforme ordinaria Membro di Classe Eccezionale dell'Ordine della Sovranità (Marocco)
— 1966
Collare dell'Ordine dell'Aquila Azteca (Messico) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine dell'Aquila Azteca (Messico)
— 1975
Membro dell'Ordine di Ojaswi Rajanya (Nepal) - nastrino per uniforme ordinaria Membro dell'Ordine di Ojaswi Rajanya (Nepal)
— 1960
Cavaliere di Gran Croce con Collare dell'Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav (Norvegia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce con Collare dell'Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav (Norvegia)
— 1961
Membro di I classe dell'Ordine militare dell'Oman (Oman) - nastrino per uniforme ordinaria Membro di I classe dell'Ordine militare dell'Oman (Oman)
— 1973
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone dei Paesi Bassi (Paesi Bassi) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone dei Paesi Bassi (Paesi Bassi)
— 1959
Cavaliere di I Classe dell'Ordine del Pakistan (Pakistan) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di I Classe dell'Ordine del Pakistan (Pakistan)
— 1959
Gran Collare dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo)
— 27 luglio 1967
Collare dell'Indipendenza (Qatar) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Indipendenza (Qatar)
— 1966
Collare dell'Ordine di Mohammed Ali (Regno d'Egitto) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine di Mohammed Ali (Regno d'Egitto)
— 1939
Gran Cordone dell'Ordine del Sole Supremo (Regno dell'Afghanistan) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine del Sole Supremo (Regno dell'Afghanistan)
— 1965
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Regno di Grecia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Regno di Grecia)
— 1960
Gran Cordone dell'Ordine di Idris I (Regno di Libia) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine di Idris I (Regno di Libia)
— 1958
Gran Cordone dell'Ordine degli Hashemiti (Regno d'Iraq) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine degli Hashemiti (Regno d'Iraq)
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Bagno (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Bagno (Regno Unito)
— 1942
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano (Regno Unito)
Royal Victorian Chain (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria Royal Victorian Chain (Regno Unito)
— 1948
Classe speciale della Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca) - nastrino per uniforme ordinaria Classe speciale della Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca)
— 27 febbraio 1955
Cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro (Santa Sede) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro (Santa Sede)
— 1948
Gran Collare dell'Ordine dell'Arco e delle Frecce (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell'Ordine dell'Arco e delle Frecce (Spagna)
— 1957
Collare dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna)
— 22 maggio 1957[7]
Collare dell'Ordine di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine di Carlo III (Spagna)
— 19 aprile 1975[8]
Commendatore Capo della Legione al merito (Stati Uniti) - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Capo della Legione al merito (Stati Uniti)
— 1947
Collare dell'Ordine della Collana d'Onore del Sudan (Sudan) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell'Ordine della Collana d'Onore del Sudan (Sudan)
— 1966
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia)
— 29 aprile 1960
Cavaliere di Classe speciale dell'Ordine delle Nuvole Propizie (Taiwan) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Classe speciale dell'Ordine delle Nuvole Propizie (Taiwan)
— 1946
Cavaliere dell'Ordine della Casata Reale di Chakri (Thailandia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Casata Reale di Chakri (Thailandia)
— 1968
Gran Cordone dell'Ordine dell'Indipendenza (Tunisia) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Cordone dell'Ordine dell'Indipendenza (Tunisia)
— 1965

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Beltrame
  2. ^ Beltrame
  3. ^ S. Kinzer, All the Shah's men.An American coup at the roots of Middle East terror, Hoboken (2003)
  4. ^ B. Nirumand, Iran, the new imperialism in action, New York (1969)
  5. ^ Jørgen Pedersen: Riddere af Elefantordenen 1559–2009, Odense: Syddansk Universitetsforlag, 2009. ISBN 87-7674-434-5
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  7. ^ Bollettino Ufficiale di Stato
  8. ^ Bollettino Ufficiale di Stato

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A.M. Ansari, Modern Iran since 1921, the Pahlavi and After, Londra, 2003.
  • M.R. Pahlavi, Mission for my Country, Londra, 1960.
  • S. Beltrame, Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica, Rubbettino, 2009, ISBN 978-88-498-2533-6.
  • Ryszard Kapuściński, Shah-in-shah, Milano, Feltrinelli, 2001, ISBN 88-07-01598-6.
  • M. Emiliani, M. Ranuzzi de' Bianchi, E. Atzori, Nel nome di Omar. Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008, ISBN 978-88-6288-000-8.

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Predecessore Scià di Persia Successore State flag of Iran 1964-1980.svg
Reza Shah Pahlavi 1941 - 1979 abolizione della monarchia
Predecessore Pretendente al trono dell'Iran
(Dinastia Pahlavi)
Successore State flag of Iran 1964-1980.svg
Titolo inesistente 1979 - 1980 Reza Ciro Pahlavi
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