Carlo II di Spagna (1661-1700)

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Carlo II di Spagna (1661-1700)from the Wikipedia
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Carlo II d'Asburgo
Carlo II re di Spagna
Carlo II re di Spagna
Re di Spagna e delle Indie, re di Napoli, Sicilia, Sardegna, sovrano dei Paesi Bassi e Duca di Borgogna, duca di Milano
Stemma
In carica 17 settembre 1665 – 1º novembre 1700
Predecessore Filippo IV di Spagna
Successore Filippo V di Spagna
Nome completo Carlos II de Austria y Austria
Nascita Madrid, Spagna, 6 novembre 1661
Morte Madrid, Spagna, 1º novembre 1700
Sepoltura Cripta Reale del Monastero dell'Escorial
Casa reale Asburgo di Spagna
Padre Filippo IV di Spagna
Madre Maria Anna d'Austria
Consorte Maria Luisa d'Orleans
Maria Anna del Palatinato-Neuburg
Firma Firma del Rey Carlos II.svg

Carlo II d'Asburgo (Madrid, 6 novembre 1661Madrid, 1º novembre 1700) , soprannominato Carlo lo Stregato (Carlos el Hechizado), fu l'ultimo Asburgo di Spagna. Fu re di Spagna e dell'impero d'oltremare di Spagna e, come Carlo V, fu re dei Paesi Bassi spagnoli, di Napoli e Sicilia, Sardegna, duca di Milano e conte palatino di Borgogna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia e problemi di salute[modifica | modifica wikitesto]

Carlo II bambino; autore sconosciuto

Nato il 6 novembre del 1661 al Real Alcazar di Madrid, Carlo fu l'ultimogenito e l'unico figlio maschio sopravvissuto di Filippo IV di Spagna e della sua seconda moglie, sua nipote, Marianna d'Austria. Per quanto debole e malaticcio la sua nascita fu accolta con grande gioia dal momento che l'altro erede di Filippo IV, Filippo Prospero, principe delle Asturie, era morto a 4 anni 5 giorni prima che Carlo nascesse e prima di lui erano deceduti Fernando Tomas e Baltasar Carlos nel 1646 a soli 17 anni: Carlo diveniva quindi l'unico erede legittimo di Filippo IV.

La salute dell'infante sin dalla nascita fu particolarmente debole tanto che l'ambasciatore francese presso la corte di Madrid, solo pochi mesi dopo la nascita dell'infante, riportò così a Luigi XIV:

« Il principe sembra essere estremamente debole. Ha un'eruzione erpetica sulle guance. La testa è completamente coperta di croste. Per due o tre settimane si è formato sotto l'orecchio destro una sorta di canale di drenaggio o di scolo.[1] »

Per via della salute particolarmente precaria Carlo II non fu capace di parlare fino all'età di quattro anni, né di camminare fino ad otto anni[2], e fu trattato come un bambino piccolo fino all'età di dieci anni: i suoi tutori avevano evitato di sottoporlo a qualunque sforzo sia fisico sia intellettuale, fino al punto di non considerare neppure l'igiene personale del ragazzo, tanto che il fratellastro don Giovanni d'Austria, divenuto valido, gli impose di lavarsi e di curare i capelli.

Oltre a ciò, il re era sovente colpito da fortissimi attacchi di emicrania, epilessia e da continue malattie di carattere influenzale, che la credenza popolare attribuiva ad una maledizione. Per questo motivo egli è passato alla storia come el Hechizado o in italiano lo Stregato. Riguardo a tale credenza lo stesso sovrano disse:

« Molte persone mi dicono che io sono stregato e lo credo bene: queste sono le cose che io provo e che soffro[3] »

Recenti studi medici hanno dimostrato che, invece, la cattiva salute del re dipendeva principalmente dalla politica matrimoniale endogamica e quindi dalla pratica di contrarre matrimoni tra consanguinei all'interno della dinastia degli Asburgo[2] (molto frequente era il matrimonio tra primi cugini o tra zio e nipote), destinata a non disperdere i territori asburgici, ma tutt'altro che vantaggiosa dal punto di vista genetico.[4] La madre di Carlo, cioè Marianna d'Austria, era figlia di Maria Anna di Spagna, che era però anche sorella di Filippo IV di Spagna, il quale, a sua volta, era padre di Carlo. Dunque, Filippo IV e Marianna d'Austria, genitori di Carlo, erano rispettivamente zio e nipote, mentre Maria Anna di Spagna era contemporaneamente zia paterna e nonna materna di Carlo. Quest'ultimo, quindi, aveva quattro bisnonni al posto di otto e sei trisnonni invece di sedici.[5] Infine, secondo uno studio medico, il suo coefficiente di consanguineità fu 0.254, ossia oltre 10 volte tanto rispetto a quello di Filippo I di Castiglia, padre dell'imperatore Carlo V e fondatore della dinastia[2].

La teoria maggiormente seguita attribuisce il suo rachitismo, la sua debolezza mentale e la sterilità alla sindrome di Klinefelter,[2] ma oltre a questa il re soffriva di un marcato progenismo mandibolare, presente in molti membri della famiglia e per questo detto Mento asburgico,[6] che impediva all'arcata superiore ed inferiore dei denti di incontrarsi, rendendogli estremamente difficile la parola e la masticazione. Infine i tratti marcati del volto hanno suggerito la possibilità che fosse affetto di acromegalia,[3] mentre le frequenti gastriti e i conati di vomito possono essere ricondotti al fatto che fosse malato di acidosi tubulare renale[2].

Descrizione del re[modifica | modifica wikitesto]

Monogramma personale di re Carlo II.

Le sue condizioni precarie di salute influirono moltissimo sul suo aspetto fisico tanto che il nunzio apostolico in Spagna, dopo aver incontrato il sovrano all'età di vent'anni circa, così riportò:

« Il re è più basso che alto, malformato, ha il viso sgraziato, il collo lungo e il viso allungato e piegato verso l'alto, il labbro tipico della casa d'Asburgo, occhi molto grandi, di colore turchese ed una pelle fine e delicata. I capelli sono lunghi e biondi, portati all'indietro in modo da esporre le orecchie. Non è possibile raddrizzare il suo corpo ma, quando cammina, si appoggia su di un tavolo a muro, o qualcosa d'altro. Il suo corpo è debole come la sua mente. A volte dà segni di intelligenza, memoria e di vivacità, ma non ora, sembra lento e non risponde, maldestro, pigro, con l'espressione stupita. Si può fare ciò che volete, non ha volontà propria[7]. »

Gli storici statunitensi William e Ariel Durant aggiunsero: "Basso, zoppicante, epilettico, precocemente anziano e completamente calvo prima dei 35 anni, era sempre vicino alla morte"[3].

Infine, secondo lo storico Modesto Lafuente, fu un re religioso, schivo, timido e che con il tempo divenne sempre più riflessivo, angosciato e triste per i molti problemi del regno[8] e riguardo al suo comportamento, scrisse così Antonio Castillo:

« Eppure, nonostante un comportamento infantile che lo induceva ad andare in cucina per aiutare a preparare i dolci piuttosto che alle sedute dei Consigli, la sua rabbia e le sue reazioni di collera imprevista e la sua passione per il cioccolato, che, assicura il Professor Alonso-Fernandez, gli ha cagionato una addizione mono-alimentare di Cioccolismo, ebbene, al di là di tutti questi difetti, ha avuto un enorme senso della Religione e soprattutto della Regalità[1]. »

Regno[modifica | modifica wikitesto]

Monarchia spagnola
Casa d'Asburgo
Royal Coat of Arms of Spain (1580-1668).svg

Carlo I
Filippo II
Filippo III
Filippo IV
Figli
Carlo II

La reggenza di Marianna d'Austria[modifica | modifica wikitesto]

Filippo IV morì nella mattina del 17 settembre del 1665 dichiarando suo figlio Carlo, di appena 4 anni, come suo erede universale. Data la giovane età di Carlo e le sue precarie condizioni di salute, con la clausola 21 del testamento, Filippo IV affidò la reggenza alla regina Marianna d'Austria, la quale doveva essere assistita da altri 6 funzionari, tra cui l'arcivescovo di Toledo ed inquisitore generale: il cardinale Baltasar Moscoso y Sandoval.

« Nomino come governatore di tutti i miei regni e signorie e stati e precettore del principe mio figlio e di qualsiasi altro bambino o bambina che mi succeda, la regina donna Marianna d'Austria, la mia molto cara e amata moglie con tutte le facoltà e i poteri, secondo le leggi, i fueros, i privilegi, stili e le consuetudini di ciascuno di detti miei regni, stati e signorie[9]. »

Filippo IV poi, con la disposizione 37, riconobbe come proprio figlio don Giovanni d'Austria che si era distinto come generale nelle Fiandre e aveva riunito alla corona Napoli e la Catalogna e che al momento aveva la carica di viceré di Aragona raccomandando alla moglie di rispettarlo e di promuoverne la carriera[9].

Valimiento di Juan Everardo Nithard[modifica | modifica wikitesto]

La regina madre, invece, morto l'arcivescovo di Toledo, diede la carica vacante di inquisitore generale e di presidente del consiglio di reggenza al suo confessore personale, il gesuita austriaco Juan Everardo Nithard, cui conferì, in forma ufficiosa il titolo di valido[10], escludendo don Giovanni d'Austria che ben presto iniziò ad odiare la regina e il suo valido, mentre la nobiltà disprezzava Nithard per via della sua eccessiva influenza sulla regina ed in secondo luogo poiché la sua nomina non era stata approvata dal papa Alessandro VII[11].

Nithard aveva ereditato una situazione politica particolarmente complessa dal momento che da un lato la sconfitta nella guerra franco-spagnola aveva scosso il potere e il prestigio spagnolo in Europa mentre dall'altro la guerra di restaurazione portoghese, che si trascinava dal 1640, assorbiva le scarse energie del regno[12].

Durante il governo di Nithard la situazione portoghese precipitò ulteriormente dal momento che l'esercito spagnolo mal equipaggiato e mal diretto si dimostrò totalmente incapace di difendere i confini e regolarmente truppe portoghesi riuscirono a penetrare nella Castiglia e nell'Andalusia ponendole a sacco. Incapace di respingere l'esercito portoghese, Nithard stipulò nel 1668 il disastroso trattato di Lisbona con cui, in cambio di Ceuta, la Spagna riconosceva l'indipendenza del Portogallo e dei suoi possedimenti (il Brasile e le piazzeforti commerciali in India e in Indocina).

Nello stesso anno inoltre Luigi XIV di Francia intraprese la Guerra di Devoluzione contro la Spagna la quale solo grazie all'aiuto dell'Inghilterra, della Svezia e delle Province Unite, preoccupate dell'espansionismo francese, riuscì ad evitare, nel trattato di Aquisgrana, gravi perdite territoriali[13].

Carlo II di Spagna nel salone degli Specchi, di Juan Carreño de Miranda (c. 1675). Olio su tel, 201 cm x 127,00 cm, Palazzo Reale di Madrid.

Il trattato di Lisbona prima e la guerra di devoluzione poi avevano gravemente screditato il governo del gesuita presso la nobiltà mentre crebbe lo scontento dei ceti deboli per via del forte aumento delle tasse disposto dal gesuita per finanziare i due conflitti fallimentari[14]. Di tale scontento, si fece interprete Don Giovanni D'Austria: nel 1669 marciò verso Madrid e, occupata la capitale senza incontrare resistenza, obbligò la regina madre a destituire Nithard[15].

Valimiento di Fernando de Valenzuela[modifica | modifica wikitesto]

In sostituzione di Nithard, fu nominato valido Fernando de Valenzuela, marchese di Villasierra,[16]. il cui governo non fu però più efficiente di quello del predecessore. Sul piano economico, infatti, Valenzuela, non tentò di adottare riforme per rendere più equo ed efficiente il fisco e neppure riuscì a riordinare la circolazione monetaria, sconvolta dall'eccessiva coniazione di monete avvenuta durante le ultime decadi del regno di Filippo IV, ma, per risolvere i gravi problemi finanziari, ricorse ancora una volta all'aumento delle imposte dirette che gravavano sui ceti popolari e ridusse gli effettivi dell'esercito[17].

Ugualmente negativa fu la sua politica estera dal momento che fu il principale responsabile dell'entrata in guerra della Spagna nella guerra d'Olanda nell'anno 1672[18]. In questo conflitto l'esercito spagnolo, fortemente indebolito, non riuscì a difendere la Franca Contea, perse le importanti piazzeforti di Namur e Charleroi e subì diverse incursioni in Catalogna, mentre sul mare una flotta congiunta ispano-olandese combatté alcune battaglie inconcludenti presso le isole Alicudi e la città di Augusta[19].

Carlo II, nelle vesti di gran maestro del Toson d'oro, a 16 anni, ritratto di Juan Carrreno de Miranda,1677

A seguito di ciò nel 1674 avvenne la rivolta di Messina[20] in cui gli abitanti, cacciata la guarnigione spagnola, chiesero l'aiuto di truppe francesi mentre la seguente battaglia navale di Palermo tra la marina ispano-olandese e francese si concluse con un'importante vittoria francese[21].

Nel 1678 fu stipulato il trattato di Nimega in base al quale la Francia ottenne la Franca Contea e numerose piazzeforti fiamminghe in cambio della riconsegna di Charleroi, Namur e della città di Messina. Furibondo per la rivolta Carlo II dichiarò la città "morta civilmente", abolì tutti i privilegi tra cui il porto franco e fece distruggere il Palazzo Senatoriale, in cui si riuniva il senato di Messina, ordinando, in segno di disprezzo, di spargere sale sul suolo in cui si riuniva e di erigere una statua che lo ritraeva a cavallo mentre calpestava un serpente, Messina[22].

Le gravi sconfitte nella guerra d'Olanda tuttavia influirono non poco sulla situazione politica del regno: infatti, con l'avvicinarsi della maggiore età di Carlo II, sia la Regina madre sia Don Giovanni d'Austria intrapresero una lotta agguerrita per assicurarsene il favore e quindi governare in sua vece, data la grave debolezza fisica del sovrano[23].

A tale scopo, nel 1677, la regina, con l'appoggio di Valenzuela e di gran parte della corte, decise di inviare Don Giovanni d'Austria in Italia in modo da allontanarlo dalla corte mentre fece prorogare di altri due anni la reggenza[24].

Carlo II, dopo un violento litigio con la madre, cedette ma in segreto inviò missive al fratellastro, Don Giovanni d'Austria, inducendo costui a marciare verso Madrid: occupò il palazzo dell'Escorial e convinse il re, di diritto maggiorenne dal 1675, a licenziare Valenzuela e ad esiliarlo nelle Filippine, a confinare la regina madre, Marianna d'Austria, all'alcazar di Toledo ed infine a nominare un nuovo valido, lo stesso Giovanni d'Austria[25].

Governo personale[modifica | modifica wikitesto]

Carlo II ventenne, autore anonimo

Nel 1679 don José Juan morì e Marianna d'Asburgo poté tornare a corte[26]. Infatti, sebbene fosse stato dichiarato adulto, il re, per via delle precarie condizioni di salute, lasciò alla madre una notevole libertà d'azione così come, conscio delle proprie debolezze, preferì delegare parte dei propri poteri a vari "validi": Juan Francisco de la Cerda, duca di Medinaceli (dal 1680 al 1685), Manuel Joaquín Álvarez de Toledo, conte di Oropesa (dal 1685 al 1691 e dal 1695 al 1699) ed all'arcivescovo di Toledo Luis Manuel Fernández de Portocarrero (dal 1699 al 1700).

Problemi economici e declino politico[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni in cui Carlo II regnò furono difficili per la Spagna, ormai entrata in una fase di declino: La crisi politica e militare si era acuita a causa delle sconfitte nella guerra dei trent'anni e nelle continue guerre contro la Francia. Tali conflitti, sebbene non avessero gravemente compromesso l'immenso impero spagnolo (salvo ovviamente la perdita del Portogallo e delle colonie del Brasile e delle Molucche) ne avevano tuttavia dissestato l'economia e indebolivano i collegamenti tra le varie provincie.

Era invece gravemente deteriorata la situazione economica già debilitata dalla politica imperialista di Filippo II di Spagna e dei suoi successori Filippo III e Filippo IV e da problemi strutturali quali un'amministrazione decentrata e debole, un sistema tributario che gravava principalmente sui ceti deboli ed esentava le rendite della nobiltà e della Chiesa cattolica e dalla mancanza di una borghesia dinamica che potesse attivare dei vitali circuiti produttivi.

Carlo II di Spagna in armatura, ritratto di Juan Carreño de Miranda, 1681 conservato attualmente al Prado.

I problemi economici venivano amplificati dalla forte importanza assunta dalla nobiltà e dal clero, non solo per via delle detrazioni fiscali, ma anche per il semplice fatto che in questi ceti si concentrava la gran parte della proprietà fondiaria, di cui si disinteressavano ritenendo l'amministrazione delle loro terre cosa non degna del loro rango o del dovere di servire Dio.

In conseguenza di ciò i latifondi non erano sfruttati se non per il pascolo o per un'agricoltura estensiva e poco produttiva affidata nelle mani dei braccianti mentre i liberi proprietari, schiacciati dal peso del fisco o emigravano nelle città ma con scarse possibilità di trovare lavoro o nelle colonie causando un forte deficit demografico.

In tali condizioni divenivano ancora più gravi gli effetti dell'espulsione dei moriscos, decisa nel 1609 dal duca di Lerma, il favorito di Filippo III. I musulmani che dopo la Reconquista erano rimasti in Spagna a condizione di convertirsi al Cristianesimo, avevano costituito infatti, proprio perché considerati indegni del servizio religioso o militare, una manodopera di alta qualità nell'industria serica come nella produzione agricola nell'agricoltura e nell'industria.

Questi meriti furono però insufficienti a salvarli: infatti, le pressioni del clero, dietro il pretesto che i musulmani avrebbero potuto agevolare un attacco turco, indussero Filippo III ed il duca di Lerma ad esiliarli privando il paese di 200 000 uomini pari al 3.5% della popolazione; altre stime, inoltre indicano 275 000[27] e 300 000 espulsi[28]. Con tale atto fu gravemente compromessa l'economia andalusa lasciata priva dei migliori agricoltori ed artigiani.

La naturale conseguenza di ciò era stata che la Spagna, principale importatore di metalli preziosi dalle Americhe, non ne tratteneva per sé che un piccolo quantitativo ed usava il restante come mezzo di pagamento verso i mercanti italiani (genovesi in particolare), fiamminghi, olandesi che procuravano tutto ciò la Spagna non produceva.

Quanto detto risulta ancor più evidente in queste due testimonianze dell'epoca di cui la prima, datata 1595, è un estratto del rapporto dell'ambasciatore veneziano Vendramin, la seconda, invece, è una lettera, scritta nel 1675 da Don Alfonso Nunez de Castro:

« Pare che non senza ragione gli spagnoli dicano in proposito di quest’ oro che dalle Indie se ne viene in Spagna che faccia su di loro quell'effetto appunto che fa la pioggia sopra i tetti delle case, la quale se ben vi cade sopra, discende poi tutta in basso senza che quelli che primi la ricevono ne abbiano beneficio alcuno.[29] »
« Lasciamo Londra produrre quei panni così cari al suo cuore; lasciamo l'Olanda produrre le sue stoffe, Firenze i suoi drappi, le Indie le sue pellicce, Milano i suoi broccati, l'Italia e le Fiandre le loro tele di lino... noi siamo in grado di comperare questi prodotti il che prova che tutte le nazioni lavorano per Madrid e che Madrid è la grande regina perché tutto il mondo serve Madrid mentre Madrid non serve nessuno.[30] »
Dettaglio dell'"Autodafé" dipinto da Francesco Ricci (1683):Carlo II, la sua prima moglie Maria Luisa d'Orleans e la regina madre Marianna d'Asburgo assistono all'autodafé del 30 giugno 1680 da un balcone sulla Plaza Major a Madrid.

L'influenza del clero, infine, impediva ogni anelito di riforma culturale ed il suo ruolo è testimoniato dall'importanza assunta dal tribunale inquisitorio che nel 1680 celebrò, alla presenza della famiglia reale e della corte, il più grande autodafé nella storia dell'Inquisizione spagnola[31]: 120 prigionieri furono giudicati e per celebrare l'evento, fu pubblicato un libro riccamente decorato. Gli eccessi del clero, tuttavia, impaurirono lo stesso sovrano che istituì un'apposita commissione per indagare sull'Inquisizione spagnola ma, per quanto il resoconto fosse nettamente contrario all'inquisizione, l'influenza del clero fu tale da indurre il governo a nascondere e, secondo alcuni, dare alle fiamme il rapporto[32] ed in effetti, quando lo richiese Filippo V, non se ne trovò alcuna copia.

Politica interna e amministrazione finanziaria[modifica | modifica wikitesto]

Consapevole dei forti problemi economici, il re, consigliato dai suoi ministri, il duca di Medinaceli prima e il conte di Oropesa poi, intraprese alcune riforme per migliorare la situazione sociale ed economica del regno.

Il 18 maggio del 1680 diede incarico al consiglio delle Indie di attuare un progetto di consolidamento del diritto in modo da unificare la legislazione cui erano sottoposte le colonie spagnole nelle leggi delle Indie. Le leyes de Indias, rese esecutive con una cedola reale emanata da Carlo II, erano costituite da 6.385 norme raccolte in 9 libri secondo le seguenti materie[33]:

  • I libro: Santa fede cattolica.
  • II libro: Delle Leggi, disposizioni, cedole ed ordinanze reali.
  • III libro: Governo e reale giurisdizione delle Indie.
  • IV libro: Governo delle città e normativa edilizia.
  • V libro: Governo e tribunali di provincia.
  • VI libro: Degli indiani.
  • VII libro: Norme di diritto penale.
  • VIII libro: Amministrazione delle finanze.
  • IX libro: Della reale audencia e della Casa de Contratación di Siviglia.
Incisione d'epoca del frontespizio delle Leyes de indias

Pochi anni dopo, nel 1691, promulgò una prammatica con cui dava mandato ai viceré della Nuova Spagna e del Perù di aprire scuole di villaggio per insegnare ai nativi americani lo spagnolo: atto che sancì la completa unione della cultura indigena con quella dei conquistadores iberici.

In politica interna, il Duca di Medinaceli, cercò di restaurare l'economia attuando una svalutazione della moneta ma non ottenne alcun successo[34] e, con l'istituzione della Junta de Comercio y Moneda, iniziò una politica di raccoglimento finanziario, invertendo un trend consolidato che si trascinava sin da Carlo I.

Medinaceli, tuttavia, dovette affrontare anche la politica espansionistica di Luigi XIV che, a partire dal 1682, intraprese una campagna di conquista nei Paesi Bassi coronata dall'occupazione di Lussemburgo e verso il confine catalano, ove le truppe francesi, poterono avanzare fino a Gerona[35].

Nel 1683 la Spagna dichiarò guerra alla Francia che reagì attaccando uno dei più fedeli alleati spagnoli, la Repubblica di Genova, la cui capitale fu sottoposta ad un feroce bombardamento navale. Prive di risorse, Spagna e Genova accettarono la mediazione di Olanda e dell'imperatore che si concluse con il Trattato di Ratisbona[36].

Medinaceli, screditato dagli insuccessi, osteggiato dalla Regina madre[37], si dimise poco dopo lasciando gli incarichi al Conte di Oropesa, il quale, approfittando della pace, proseguì la politica di risanamento dell'economia, già abbozzata dal predecessore: ridusse il numero degli uffici militari, dei tribunali, aumentò l'orario di lavoro dei dipendenti pubblici e soppresse gran parte delle pensioni e delle esenzioni fiscali fino ad allora erogate[38][39].

In secondo luogo, coadiuvato dal marchese Manuel de Lira, segretario di stato per le spese generali, Oropesa ridusse le rendite di corte arrivando a proibire numerosi acquisti di articoli non necessari[40] allo scopo di abolire, nel 1685, alcune tasse impopolari che gravavano principalmente sulla popolazione comune[41]. Fallì, invece, per l'opposizione della chiesa e di gran parte della nobiltà, il progetto di richiamare in Spagna gli ebrei, affinché rianimassero il commercio e le manifatture[42].

Il re fu tra i principali sostenitori di questi provvedimenti tanto che volle dedicare meno tempo ai suoi svaghi per occuparsi con maggior vigore ed interesse alle questioni pubbliche, desiderando di essere informato di tutto[41].

Il 14 ottobre del 1686 il re promulgò un decreto che attuava, dopo diversi tentativi falliti, una riforma monetaria per ovviare ai problemi di inflazione, manipolazione monetaria e tesaurizzazione delle monete pregiate in oro e argento; problemi originati dall'eccessiva coniazione di reales di rame durante il regno di Filippo IV e durante la reggenza di Marianna d'Austria.

Il decreto mise fuori circolazione tali monete in rame, svalutò del 20% la moneta d'argento e costituì 2 sistemi monetari separati: da una parte le Indie e le transazioni commerciali con l'estero mantenevano il vecchio real di argento, poi conosciuto con il nome di "pezzo da otto", mentre la Spagna adottava il nuovo standard svalutato; il valore del vecchio real fu fissato a 10 reales del nuovo standard[43] Gli effetti di tale riforma furono certamente notevoli non solo per la separazione del sistema momentario delle colonie rispetto a quello della madrepatria ma anche perché la svalutazione garantì una moderata ripresa delle attività agricole, commerciali e manifatturiere delle Asturie, dell'Aragona e della Catalogna e certamente contribuì a riordinare l'intera situazione economica[44].

Bilancio conclusivo[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia in argento rappresentante Carlo II, autore ignoto

Le riforme, per quanto utili per il regno, sebbene fossero riuscite a rianimare i traffici commerciali e la produzione agricola e manifatturiera, certamente ebbero dei limiti notevoli né tanto meno riuscirono a colmare il divario che separava l'impero spagnolo dai suoi concorrenti[45]. Infatti, esse si limitarono a scalfire gli interessi dei ceti agiati, in secondo luogo giovarono solamente alle regioni periferiche del regno, maggiormente aperte ai commerci, e non alla Castiglia e all'Andalusia che, ormai spopolate dalle carestie e dalle epidemie erano rimaste completamente nelle mani dei feudatari latifondisti, aggravando le disparità economiche.

Poi, mancò una riforma della pubblica amministrazione, la quale, fortemente decentrata in provincie che mantenevano fueros[46] e statuti autonomi o privilegi, non era in grado di garantire una tempestiva mobilitazione delle energie del regno, né poteva tanto meno imbrigliare il potere e l'influenza delle aristocrazie locali: se, infatti, Filippo IV e il conte di Olivares avevano tentato inutilmente di centralizzare a Madrid l'amministrazione, provocando rivolte separatiste, come la sollevazione della Catalogna, Carlo II non affrontò neppure il problema e lo lasciò in eredità ai suoi successori.

Tuttavia, bisogna riconoscere, che questa inattività, non ebbe risvolti del tutto negativi dal momento che contribuì a migliorare le condizioni economiche e fu apprezzata dalla classe dirigente e dalla borghesia aragonese e catalana tanto che Feliu de la Peña, un importante aristocratico catalano, definì Carlo II come il "re migliore che la Spagna abbia mai avuto"[47] e certamente tale politica compiacente fece in modo che la rivolta delle Barrettina, scoppiata in Catalogna tra il 1687 e il 1689, e la contemporanea sollevazione della città di Alicante, non sfociassero in una sollevazione come quella del 1640[48].

Successione[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia dell'Europa alla vigilia delle guerre di successione.
Schema delle parentele dei pretendenti al trono spagnolo alla morte di Carlo II

Sin dalla morte di Filippo IV il trono di Spagna era stato l'oggetto di intensi rapporti diplomatici tra Luigi XIV di Francia e l'imperatore Leopoldo I d'Asburgo, entrambi cugini e cognati di Carlo II, allo scopo di evitare che un'eventuale morte del sovrano senza eredi legittimi portasse ad una guerra.

Questi negoziati portarono nel 1668[49] alla stipula di un trattato, mai entrato in vigore, che prevedeva la spartizione dell'impero spagnolo nei seguenti termini:

  • alla Francia:
  1. i Paesi Bassi
  2. la Franca Contea
  3. la Navarra
  4. il Ducato di Milano
  5. i regni di Napoli, Sicilia e lo Stato dei Presidii
  6. i possedimenti nell'Africa settentrionale
  7. le Filippine
  • agli Asburgo d'Austria:
  1. la Spagna
  2. il regno di Sardegna
  3. le colonie americane

Le trattative in corso, indussero la corte di Madrid ad avviare trattative per dare una moglie al re perché potesse generare al più presto un erede e così facendo mantenere sul trono la casa degli Asburgo di Spagna. Dopo molte trattative, la corte spagnola scelse una principessa francese e nel 1679 Carlo II sposò Maria Luisa di Borbone-Orléans, figlia di Filippo I di Borbone-Orléans, fratello di Luigi XIV e della sua prima moglie Enrichetta Anna Stuart.

Dal matrimonio, tuttavia, non nacquero figli, infatti, per quanto la coppia fosse molto affiatata, la precaria salute del sovrano aveva probabilmente cagionato una forma di sterilità come fa notare questa testimonianza dell'ambasciatore francese a Madrid il quale, dopo una confidenza con la regina scrisse:

« lei (La regina) non era più realmente vergine ma, per quanto poteva capire, credeva non avrebbe mai avuto figli. »
Ritratto equestre di Maria Luisa d'Orleans, prima moglie di Carlo II, eseguito nel 1679 da Francisco Rizi

In conseguenza a ciò la regina venne sottoposta a fortissime pressioni da parte dell'intera corte affinché cercasse di procurare un erede, tuttavia, queste non solo non sortirono l'effetto sperato ma, contribuirono a prostrare la fibra della sovrana la quale cadde in una forte crisi di malinconia.

Il 12 febbraio del 1689 la regina Maria Luisa d'Orleans morì di peritonite[1], cagionata da una caduta da cavallo[50]; il re ne fu sconvolto tanto che si disse "Sulle labbra di Maria Luisa d'Orleans si è posato l'ultimo sorriso del re"[51]. ma la minaccia sempre più prossima di estinzione della dinastia lo convinse ad un nuovo matrimonio.

Scartata l'idea del matrimonio con la nipote Maria Antonia d'Austria, la figlia della sorella Margherita Teresa d'Asburgo e dell'imperatore Leopoldo I, le attenzioni della corte si spostarono sulle principesse Anna Maria Luisa de' Medici, figlia del granduca di Toscana Cosimo III de' Medici e Maria Anna del Palatinato-Neuburg, una delle figlie di Filippo Guglielmo del Palatinato, cognata dell'imperatore d'Austria Leopoldo I d'Asburgo. Alla fine il re, in parte su consiglio di Leopoldo I[52] e in parte perché la sposa proveniva da una famiglia estremamente fertile (i genitori avevano avuto diciassette figli), decise di sposare nel 1690 Maria Anna del Palatinato-Neuburg, il cui carattere collerico e autoritario, presto spense ogni entusiasmo del re verso di lei allontanando definitivamente la speranza della nascita di un'erede e aprendo il problema della successione.

Ritratto di Carlo II con la seconda moglie Maria Anna di Neuburg

Infatti a corte si crearono due partiti: il primo, che aveva il sostegno della regina Maria Anna, si appoggiava alle rivendicazioni del ramo austriaco degli Asburgo rappresentato dall'arciduca Carlo figlio dell'imperatore Leopoldo I d'Asburgo e di Eleonora Maddalena del Palatinato, e quindi nipote per parte di padre di Ferdinando III e di Maria Anna di Spagna e allo stesso tempo cugino di Carlo II[53].

Il partito francese, invece, sostenuto in Spagna dal clero e dall'arcivescovo di Toledo Luis Fernandez de Portocarrero[54], poneva le proprie speranze su Filippo, duca di Angiò, nipote di Luigi XIV e di Maria Teresa di Spagna, figlia di Filippo IV di Spagna e di Elisabetta di Borbone e di conseguenza sorellastra di Carlo II. Tale rivendicazione era, tuttavia più debole rispetto a quella austriaca dal momento che nel contratto di matrimonio di Maria Teresa era stato specificato che essa rinunciava alle pretese di successione: la dote che accompagnava tale promessa non era tuttavia stata pagata e quindi Luigi XIV sosteneva che non essendo stata pagata la dote, decadeva anche l'altra obbligazione[55].

Infine anche le case regnanti del Portogallo e del Piemonte avevano avanzato le loro pretese, che, tuttavia, erano state ben presto scartate dalle potenze[56].

Mappa dell'Europa dopo la pace di Ryswick nel 1697.

Vivente Carlo II le potenze varie volte le potenze europee avevano cercato di raggiungere un accordo ma i tentativi erano sempre falliti. Nel 1696, con l'appoggio dell'Olanda e dell'Inghilterra Carlo II decise di nominare come suo erede il pronipote Giuseppe Ferdinando Leopoldo di Baviera, figlio di Maria Antonia d'Asburgo la quale era a sua volta figlia dell'imperatore Leopoldo I d'Asburgo e di Margherita Teresa d'Asburgo, sorella del re[57].

Giuseppe Ferdinando Leopoldo di Baviera, Principe delle Asturie ed erede al trono di Spagna: era figlio di Maria Antonia d'Asburgo, a sua volta figlia dell'imperatore Leopoldo e dell'infanta Margherita Teresa, sorella di Carlo II. Il ritratto (anno 1698) olio su tela è di Joseph Vivien.

Il 1º ottobre del 1698 fu stipulato, con la mediazione del re d'Inghilterra a l'Aja un secondo trattato tra Luigi XIV e Leopoldo I che prevedeva di assegnare[58]:

  • al duca di Baviera, Giuseppe Ferdinando Leopoldo, pronipote di Carlo II:
  1. la Spagna
  2. i Paesi Bassi
  3. le colonie americane
  • a Filippo d'Angiò, nipote di Luigi XIV:
  1. il regno di Napoli
  2. il regno di Sicilia
  3. il marchesato di Finale
  4. lo Stato dei Presidii in Toscana (Orbetello, Talamone, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, Argentario, Elba, Porto Longone)
  • all'arciduca Carlo, secondogenito di Leopoldo ma non erede al trono d'Austria[59]:
  1. il ducato di Milano

Tale accordo non entrò in vigore per la forte opposizione di Carlo II che, l'11 novembre dello stesso anno, su consiglio della madre e dell'arcivescovo di Toledo Portocarrero ribadì la sua volontà di testare ad un unico erede:

« Dichiaro mio successore legittimo in tutti i miei regni, stati e domini, il principe elettore Giuseppe Ferdinando Leopoldo, figlio unico dell'arciduchessa Maria Antonia, mia nipote, e duchessa elettorale di Baviera, che era anche l'unica figlia dell'imperatrice Margherita, mia sorella, la quale, essendo prima nella linea di successione a tutti i miei regni, per volontà del re, mio signore e padre, come sostengono le leggi di detti regni, come è stato sostenuto, aveva sposato l'imperatore, mio zio; pertanto l'esclusione della regina della Francia, mia sorella, ha reso il principe elettore Giuseppe Ferdinando l' unico erede di tale diritto, l'uomo a me più vicino nella più immediata e diretta linea è il mio successore legittimo (...).[60] »

La sua volontà fu però vanificata il 6 febbraio del 1699 dalla morte, per vaiolo, del principe di Baviera, a Bruxelles, ove viveva presso il padre Massimiliano II Emanuele di Baviera, governatore dei Paesi Bassi: si riapriva la crisi dinastica[61]. Luigi XIV e Leopoldo I allora cercarono di accordarsi di nuovo e con l'appoggio dell'Inghilterra e dell'Olanda decisero nel trattato di Londra del 25 marzo 1700 di spartirsi l'eredità spagnola. Anche questo accordo incontrò la dura protesta del re di Spagna dal momento che, in contrasto con la volontà del re di testare ad un solo erede, suddivideva l'impero nei seguenti termini[62][63].:

  • all'arciduca Carlo:
  1. la Spagna
  2. i Paesi Bassi
  3. le colonie americane
  • a Filippo d'Angiò:
  1. i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna
  2. lo Stato dei Presidi
  3. la Lorena

Morte e testamento[modifica | modifica wikitesto]

Carlo II di Spagna nel 1698

Ormai la salute di Carlo II declinava e le pressioni dell'ambiente di corte sul re si moltiplicarono fino a giungere agli esorcismi.

Nel 1698, infatti, il re, su consiglio dell'inquisitore generale Rocaperti e del confessore Froillan Diaz, invitò a corte fra Alvarez Arguelles con il compito di interrogarlo per scoprire se era vittima di sortilegio[64]. Il frate affermò che il re era effettivamente vittima di una maledizione e che i colpevoli di ciò fossero la regina e politici favorevoli al partito austriaco il quale, con l'appoggio della regina Marianna di Neoburgo reagì e contro interrogò il re ottenendo un risultato opposto[65].

La regina allora fece incarcerare il confessore Froillan Diaz e frate Arguelles ma la diffusione della notizia degli esorcismi, generò uno scandalo e contribuì a minare il già scarso prestigio della corte spagnola mentre d'altro canto la tensione e i medicamenti somministrati al sovrano, durante le procedure, minarono la sua salute già vacillante[66]. Con lo scandalo degli esorcismi divenne ancor più forte la frattura all'interno della corte così come le pressioni sul re: da una parte la moglie, Marianna di Neoburgo e i parenti austriaci ricordavano la lealtà dinastica, dall'altra i membri del partito filo-borbonico asserivano che solo la potenza del Re Sole avrebbe potuto evitare la disgregazione dei territori controllati dalla Spagna e gli suggerivano di testare in favore di Filippo d'Angiò[67][68].

Lo scontro all'interno della corte ebbe ripercussioni anche sull'ordine pubblico ed il 28 aprile del 1699, scoppiò a Madrid il cosiddetto "motin de los Gatos". Il pretesto della rivolta furono dei soprusi e delle parole ingiuriose rivolte dal corregidor[69][70] di Madrid, Francisco de Vargas, ad una fruttivendola, accusata dal nobile di non essere in grado di sfamare il marito ed i figli e che in risposta la folla lì presente iniziò ad urlare "Lunga vita al re e morte ad Oropesa"[71].

Immagine del XIX secolo rappresentante il licenziamento del conte di Oropesa da parte del re a seguito del motín de los Gatos

La folla si spostò verso la casa del conte di Oropesa, la saccheggiò e proseguì verso il palazzo reale dove Carlo II cercò di calmare gli animi dei rivoltosi annunciando la sostituzione del corregidor di Madrid, de Vargas, con Francisco Ronquillo, un'amnistia generale ed il licenziamento del conte di Oropesa. Solo allora la folla si disperse[72]. Dopo il tumulto acquisì una notevole influenza il cardinale Luis Fernandez de Portocarrero[73], di cui era ben nota la simpatia per il candidato francese, il duca di Angiò[74][75].

Alla soglia del 1700 le condizioni fisiche di Carlo II precipitarono: il sovrano deperiva costantemente e divenne quasi cieco, soffriva di febbri continue, idropisia, astenia, debolezza intestinale mentre gli attacchi epilettici e gli spasmi aumentavano di intensità senza che le inadeguate cure mediche, quali porre piccioni appena uccisi sul capo ed applicare viscere di mammiferi calde sul ventre, gli portassero giovamento[1][3].

Nel settembre dello stesso anno il re scrisse a papa Innocenzo XII per chiedergli consiglio in materia della sua successione ottenendo una risposta favorevole alle pretese francesi[76][77]. Poi, conscio della sua fine imminente, diede ordine di aprire i sarcofagi degli antenati e, vedendo il corpo, conservatosi intatto, della sua prima moglie, Maria Luisa d'Orleans, vi rimase accanto piangendo per una notte intera[3].

Dal 20 settembre il Re rimase confinato nel suo letto, incapace di alzarsi ed il 3 ottobre, quando gli fu presentato il testamento che i redattori avevano compilato secondo le sue volontà, affinché lo firmasse, esclamò "Dio solo è colui che dà i regni, poiché solo a Lui appartengono"[78] per poi sospirare:

(ES)

« Ya no soy nada[78] »

(IT)

« Ora non sono niente »

Il 30 ottobre perse conoscenza e secondo le sue direttive fu costituito un consiglio di reggenza guidato dalla regina, Maria Anna di Neoburgo, e dal cardinale Portocarrero. Morì il 1º novembre alle ore 2.49[1], per un colpo apoplettico; di seguito si riportano i risultati dell'esame autoptico, condotto poco prima che il re venisse condotto alla sua eterna dimora, nella Cripta Reale del Monastero dell'Escorial:

« [Aveva un] cuore dalle dimensioni di un grano di pepe, i polmoni corrosi, gli intestini cancerosi, tre grossi calcoli in un rene, un solo testicolo, nero come il carbone e la testa piena d'acqua[1]. »
Busto marmoreo di Carlo II, eseguito da Paul Strudel nel 1695,Kunsthistorisches Museum, Vienna

Nel suo testamento, reso pubblico il 2 novembre, riconoscendo le ragioni francesi con la clausola 13, nominò come suo erede e successore universale Filippo d'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV e di Maria Teresa di Spagna, sorella maggiore di Carlo, alla sola condizione che Filippo rinunciasse a nome suo e dei suoi figli ad ogni pretesa verso la corona di Francia[79].

« Riconoscendo, secondo vari consulti del ministro di Stato e di giustizia, che la ragione alla base della rinunzia della signora donna Anna e Maria Teresa, regina di Francia, mia zia e mia sorella, alla successione di questi regni fu per evitare il danno di aderire alla corona francese, e ricordando che, essendo decaduto questo motivo fondamentale, resta il diritto di successione alla propria discendenza immediata ai sensi delle leggi di questi regni e che ora questa situazione si verifica nella persona del secondo figlio del delfino di Francia: di conseguenza, in conformità a tali leggi, dichiaro che sia mio erede, se Dio mi prende con sé senza figli, il duca d'Angiò, secondo figlio del delfino, e come tale io lo chiamo alla successione di tutti i miei regni e signorie, senza eccezioni di qualsiasi parte di esse. E comando ed ordino a tutti i miei sudditi e vassalli di tutti i miei regni e signorie, nel caso di cui a Dio mi prenda senza successione legittima e riconosciuta, di riconoscerlo come loro re e signore naturale, e si dia luogo, senza alcun indugio al possesso attuale, precedendo il giuramento di dover osservare le leggi, i privilegi e le consuetudini di questi miei regni e signorie[80]. »

Se Carlo, abilmente, aveva con il suo testamento impedito che le corone di Francia e Spagna si unissero, gli atti di Luigi XIV andavano in direzione opposta: il Re Sole, infatti, immediatamente ruppe gli accordi con Leopoldo I e approfittò della parentela col nuovo re spagnolo per schierare le sue truppe nei Paesi Bassi spagnoli[62].

Statua di Carlo II, al Parco del buen retiro a Madrid

Al disegno egemonico di Luigi XIV si oppose l'Austria, e questo determinò l'inizio della guerra di successione spagnola che si risolse con la pace di Utrecht e quella di Rastadt, rispettivamente nel 1713 e nel 1714: Filippo V veniva riconosciuto come re di Spagna, ma quest'ultima fu costretta a cedere all'Austria tutti i possedimenti italiani e i Paesi Bassi spagnoli, e all'Inghilterra Gibilterra e Minorca: la Spagna cessò di essere una grande potenza.

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Titoli, stemma e predicati d'onore[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il trattato di trattato di Lisbona e la conseguente rinuncia formale alle rivendicazioni su trono portoghese,al re di Spagna spettavano, oltre al titolo di maestà cattolica, i seguenti predicati d'onore:

Trattamenti di
Carlo II
Stemma
Re di Spagna
Trattamento di cortesia Sua maestà cattolica
Trattamento colloquiale Vostra maestà cattolica
Trattamento alternativo Sire
I trattamenti d'onore
  • Re di Castiglia come Carlo II: 17 settembre 1665 - 1º novembre 1700
    • Re di Castiglia, di León, di Granada, di Toledo, di Galizia, di Siviglia, di Cordova, di Murcia, di Jaen, delle Algarves, di Algeciras, di Gibilterra, delle isole Canarie, delle Indie orientali ed occidentali, delle isole e della terraferma del mare Oceano.
    • Re di Navarra.
    • Signore di Vizcaya.
    • Signore di Molina.
  • Titoli patrimoniali: 17 settembre 1665 - 1º novembre 1700
  • Dominatore in Asia e Africa.
Stemma di Carlo II
Coat of Arms of Charles II of Spain (1668-1700).svg
Partizioni
  • Estandarte del Reino de Castilla.png Regno di Castiglia
  • Estandarte del Reino de León.png Regno di León
  • Armas del soberano de Aragón.svg Corona d'Aragona
  • Bandiera del Regno di Sicilia 4.svg Regno di Sicilia
  • Estandarte del Reino de Granada.svg Regno di Granada
  • Flag of Austria.svg Arciducato d'Austria
  • Blason comte fr Touraine.svg Borgogna (Blasone di Filippo II)
  • Blason Ducs Bourgogne (ancien).svg Borgogna (Blasone Antico)
  • Armes brabant escudo brabante.png Ducato di Bramante
  • Blason comte-des-Flandres.svg Contea di Fiandra
  • Tyrol Arms.svgContea del Tirolo
Lo scudo d'arme è sormontato dalla corona di Spagna e racchiuso all'interno del collare dell'Ordine del Toson d'oro

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Gran maestro dell'Ordine del Toson d'oro - nastrino per uniforme ordinaria Gran maestro dell'Ordine del Toson d'oro
Gran maestro dell'Ordine militare di Santa Maria di Montesa - nastrino per uniforme ordinaria Gran maestro dell'Ordine militare di Santa Maria di Montesa
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Alcántara - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine Militare di Alcántara
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Calatrava - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine Militare di Calatrava
Gran Maestro dell'Ordine di Santiago - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine di Santiago

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Albero genealogico di tre generazioni di Carlo II di Spagna
Carlo II di Spagna Padre:
Filippo IV di Spagna
Nonno paterno:
Filippo III di Spagna
Bisnonno paterno:
Filippo II di Spagna
Bisnonna paterna:
Anna d'Austria
Nonna paterna:
Margherita d'Austria-Stiria
Bisnonno paterno:
Carlo II d'Austria
Bisnonna paterna:
Maria Anna di Baviera
Madre:
Maria Anna d'Austria
Nonno materno:
Ferdinando II d'Asburgo
Bisnonno materno:
Carlo II d'Austria
Bisnonna materna:
Maria Anna di Baviera
Nonna materna:
Maria Anna di Spagna
Bisnonno materno:
Filippo III di Spagna
Bisnonna materna:
Margherita d'Austria-Stiria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Carlos II. El fin de una dinastía enferma.
  2. ^ a b c d e Gonzalo Alvarez, Francisco C. Ceballos, Celsa Quinteiro, The Role of Inbreeding in the Extinction of a European Royal Dynasty, PLoS ONE, 15 aprile 2009. URL consultato il 16 aprile 2009.
  3. ^ a b c d e Biograpy of Carlos II.
  4. ^ Elisabetta Rosaspina, Troppi matrimoni tra parenti:ecco perché gli Asburgo si estinsero in http://www.corriere.it/, 15 aprile 2009, p. 0. URL consultato il 16 aprile 2009.
  5. ^ Newell, Inbreeding of Charles II of Spain (JPG), 2008.
  6. ^ Cristina Bardella, Il suicidio genetico dei re di Spagna.
  7. ^ Pfandil, p.386
  8. ^ Lafuente, p.197
  9. ^ a b Testamento di Filippo IV.
  10. ^ Il termine spagnolo valido non indica propriamente una carica istituzionalizzata ma semplicemente il favorito del monarca al quale il sovrano stesso concede determinati poteri e competenze che in ogni momento potevano essere revocate; particolarmente famosi, sia per l'influenza sugli affari pubblici, sia per la durata del loro incarico furono il duca di Lerma per conto di Filippo III e il conte duca di Olivares in nome di Filippo IV.
  11. ^ del Castillo, pp. 570-573
  12. ^ del Castillo, p.574
  13. ^ del Castillo, pp.574-584
  14. ^ del Castillo, pp.584-588.
  15. ^ del Castillo, pp. 584-601.
  16. ^ del Castillo, p. 601.
  17. ^ del Castillo, pp.601-613.
  18. ^ del Castillo, pp. 614-616.
  19. ^ del Castillo, pp.619-645.
  20. ^ Rivolta di Messina. URL consultato il 1º maggio 2013.
  21. ^ del Castillo, p.643
  22. ^ Statua di Carlo II a Messina. URL consultato il 1º maggio 2013.
  23. ^ del Castillo, p. 618.
  24. ^ del Castillo, p. 619.
  25. ^ del Castillo, p.646-652
  26. ^ del Castillo, p.652
  27. ^ Parker, p.150
  28. ^ Perry, p.133
  29. ^ Rapporto dell'ambasciatore Vendramin.
  30. ^ Lettera di Don Alfonso Nunez de Castro.
  31. ^ del Castillo, p.656
  32. ^ Durants, 1963
  33. ^ Laws of the Indies.
  34. ^ del Castillo, p.660
  35. ^ del Castillo, p.661-665
  36. ^ del Castillo, p.665
  37. ^ Cánovas del Castillo, p.668
  38. ^ Lafuente, p.197
  39. ^ del Castillo, p.672
  40. ^ Lafuente, p.198
  41. ^ a b Lafuente, p.200
  42. ^ del Castillo, p.671
  43. ^ Ortis, 1984
  44. ^ Las Casas de Moneda Espanolas.
  45. ^ Cánovas del Castillo, p.741
  46. ^ Leggi vigenti in Catalogna e nei territori della corona di Aragona, le cui fonti si trovavano negli usi e nelle consuetudini locali
  47. ^ Kamen, 1977, p. 210
  48. ^ Kamen, 1977, pp. 213-230.
  49. ^ del Castillo, p.726
  50. ^ Fraser, p.277.
  51. ^ del Castillo, p.679.
  52. ^ del Castillo, p.680.
  53. ^ del Castillo, p.715
  54. ^ del Castillo, p.724.
  55. ^ del Castillo, p.713 e 717.
  56. ^ del Castillo, p.721.
  57. ^ Cánovas del Castillo, p.717.
  58. ^ del Castillo, p.726-7.
  59. ^ Infatti, il trono spettava al di lui fratello maggiore, il re dei Romani Giuseppe I.
  60. ^ Maura Gamazo, p.1871.
  61. ^ del Castillo, p.728.
  62. ^ a b Fossati, Luppi, Zanette, p.64.
  63. ^ Lafuente, p.321.
  64. ^ Cánovas del Castillo, p.734
  65. ^ del Castillo, pp.735-737.
  66. ^ del Castillo, p.652.
  67. ^ Charles II.
  68. ^ del Castillo, p.714.
  69. ^ del Castillo, p.731.
  70. ^ Il corregidor, era un funzionario di nomina regia con funzioni amministrative equiparabili a quella di un sindaco odierno.
  71. ^ Teofanes, 1980, p.259-261.
  72. ^ del Castillo, p.732
  73. ^ Cánovas del Castillo, p.733-4
  74. ^ Maquart, 2000
  75. ^ Lafuente, p.324.
  76. ^ Lafuente, p.325
  77. ^ del Castillo, p.739.
  78. ^ a b Lafuente, p.328.
  79. ^ Della Peruta, Chittolini, Capra, p.27
  80. ^ Testamento di Carlo II (ES).
  81. ^ La contea di Borgogna, odierna Franca Contea, fu ceduta alla Francia con la pace di Nimega nel 1678; Carlo II ne conservò il solo titolo.
  82. ^ La contea dello Charolais fu annessa alla Francia nel 1684 con il trattato di Ratisbona e Carlo II mantenne il solo titolo.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Antonio Cánovas del Castillo, Historia de la decadencia de España desde Felipe III hasta Carlos II, Madrid, 1910.
  • (ES) Modesto Lafuente, Historia general de España, vol XVII, Madrid, Establecimiento Tipográfico de Mellado, 1856.
  • (ES) José Calvo Poyato, La vida y época de Carlos II el Hechizado, Barcellona, Planeta, 1998.
  • (ES) Jaime Contreras, Carlos II el Hechizado. Poder y melancolía en la Corte del último Austria, Madrid, Temas de Hoy, 2003.
  • (ES) Gabriel Maura Gamazo, Documentos inéditos referentes a las postrimerías de la Casa de Austria en España (1678-1703)" Volumen II, Madrid, Real Academia de la Historia.
  • (ES) Gabriel Maura Gamazo, Vida y reinado de Carlos II, Madrid, Espasa-Calpe, 1942.
  • (ES) Ludwig Pfandl, Carlos II, Madrid, Afrodisio Aguado, 1947.
  • (ES) Luis Ribot, El arte de gobernar. Estudios sobre la España de los Austrias, Madrid, Alianza, 2006.
  • (ES) Egido Teofanes, El motín madrileño de 1699, en Investigaciones históricas nº 2, Madrid, 1980.
  • (ES) Antonio Dominiguez Ortis, Crisis y decadencia en la Espana de los Austrias, 1984.
  • (ES) Carlos Fisas, Historias de las reinas de España: la Casa de Austria, Barcellona, Editorial Planeta, 1999.
  • (ES) Fernando Gonzalez Doria, Las reinas de España, Madrid, Bitácora, 1990.
  • (ES) Gabriel Maura Gamazo, María Luisa de Orléans, Reina de España: leyenda e historia, Madrid, Saturnino Calleja.
  • (EN) Will/Ariel Durant, The Age of Louis XIV, New York, Simon and Schuster, 1963.
  • (EN) Henry Kamen, A Forgotten Insurrection of the Seventeenth Century: The Catalan Peasant Rising of 1688 in Journal of Modern History, vol. 49, University of Chicago Press, 1977.
  • (EN) Henry Kamen, The Spanish Inquisition: An Historical Revision, London and New Haven, Yale University Press, 1998.
  • (EN) Antonia Fraser, Royal Charles: Charles II and the Restoration, New York, Alfred A. Knopf, 1979.
  • (EN) Geoffrey Parker, Europe in Crisis, 1598–1648.
  • (EN) Mary Elizabeth Perry, The Handless Maiden: Moriscos and the politics of religion in early modern Spain.
  • Fossati, Luppi, Zanette, Passato Presente, volume II.
  • Della Peruta, Chittolini, Capra, Dall'Europa al mondo.
  • (FR) Marie-Françoise Maquart, L'Espagne de Charles II et la France: 1665-1700, Presses Univ. du Mirail, 2000. ISBN= 9782858165322
  • (ES) Antonio Castillo, Carlos II. El fin de una dinastía enferma».
  • (EN) Biography of Carlos II of Spain.
  • (EN) A History of Spain and Portugal, Volume 1, by Stanley G. Payne.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re di Spagna Successore Armoiries Espagne Catholique.png
Filippo IV 1665 - 1700 Filippo V
Predecessore Re di Sicilia Successore Armoiries Espagne Catholique.png
Filippo IV 1665 - 1700 Filippo V
Predecessore Re di Napoli Successore Armoiries Espagne Catholique.png
Filippo IV 1665 - 1700 Filippo V
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Filippo IV 1665 - 1700 Filippo V
Predecessore Principe delle Asturie Successore Escudo de Asturias.svg
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