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Primo Impero francese (1804-1814) | ||||||||
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Primo Impero francese (1804-1814)from the Wikipedia | Read original article |
Primo impero francese | ||||
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Dati amministrativi | ||||
Nome completo | Impero francese | |||
Nome ufficiale | Empire français[1] | |||
Lingue parlate | francese | |||
Inno | Le chant du départ La Marsigliese dal 1812 |
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Capitale | Parigi | |||
Dipendenze | Regno d'Italia (1805-1814), | |||
Politica | ||||
Forma di governo | Monarchia assoluta | |||
Organi deliberativi | Senato conservatore Corpo legislativo (Corps législatif) Tribunato |
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Nascita | 18 maggio 1804 con Napoleone I | |||
Causa | Napoleone Bonaparte viene eletto imperatore | |||
Fine | l'8 luglio 1815 con Napoleone II | |||
Causa | la sconfitta di Waterloo e la restaurazione di Luigi XVIII | |||
Territorio e popolazione | ||||
Bacino geografico | Europa occidentale e continentale | |||
Territorio originale | Francia | |||
Massima estensione | 860 000 km² nel 1812 (2.100.000 km² compresi gli stati vassalli;[2] la Louisiana francese pari a 2.140.000 km² fu annessa per un brevissimo periodo tra il 1800 ed il 1803) | |||
Popolazione | 44.000.000 nel 1812 | |||
Economia | ||||
Valuta | Franco francese | |||
Produzioni | cereali, vino, industria manifatturiera, oreficeria, beni di lusso | |||
Commerci con | Regno d'Italia, Regno d'Olanda, Confederazione del Reno, Regno di Spagna | |||
Importazioni | tabacco, cacao, zucchero, rhum, caffè | |||
Religione e società | ||||
Religioni preminenti | cattolicesimo[3] | |||
Classi sociali | nuova aristocrazia borghese | |||
Evoluzione storica | ||||
Preceduto da | Prima repubblica francese (Consolato) Sacro Romano Impero Regno d'Olanda Impero austriaco Repubblica Cisalpina Repubblica Ligure Regno di Etruria |
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Succeduto da | Regno di Francia Regno Unito dei Paesi Bassi Granducato di Lussemburgo Impero austriaco Regno di Spagna Regno di Sardegna Granducato di Toscana |
Il Primo Impero fu instaurato in Francia da Napoleone Bonaparte per sostituire il Consolato. Ebbe inizio il 18 maggio 1804, quando un senatoconsulto[4] proclamò Bonaparte «Imperatore dei Francesi» (Empereur des Français) e terminò nell'aprile 1814 con l'abdicazione di Napoleone e l'esilio sull'isola d'Elba.
Il Primo Impero fu seguito dalla Restaurazione, interrotta dai cosiddetti “Cento giorni”, dal 20 marzo al 22 giugno 1815, che portarono Napoleone alla sconfitta di Waterloo.
Il plebiscito del 6 novembre 1804 legittimò il passaggio al Primo Impero. Napoleone Bonaparte fu consacrato imperatore a Notre-Dame il 2 dicembre 1804 con il nome di Napoleone I.
Ritornato precipitosamente dall'Egitto nel 1799 nella speranza di poter salvare le sue conquiste in Italia ed evitare il tracollo della Prima Repubblica, Napoleone venne messo a parte di un complotto per rovesciare il governo repubblicano del Direttorio e instaurare un potere autoritario. A capo del complotto era il membro del Direttorio Emmanuel Joseph Sieyès, che vedeva in Napoleone l'uomo amato dal popolo e capace di portare dalla sua l'esercito. Napoleone acconsentì, così come il fratello Luciano Bonaparte, che deteneva la presidenza del Consiglio dei Cinquecento, ed altri esponenti di spicco della politica del tempo. Tra il 9 e il 10 novembre 1799 (18-19 brumaio dell'anno VII), le truppe di Napoleone dispersero i membri riottosi degli organi legislativi e sciolsero il Direttorio, imponendo la nomina di un triumvirato composto da Napoleone, Sieyès e Ducos.
La Costituzione dell'anno VII istituì il Consolato e permise a Napoleone di essere nominato Primo Console, ponendosi al di sopra dei due colleghi. La Costituzione dell'anno X fece del Primo Console una carica a vita. La vittoria di Marengo del 1800 contro le armate austriache consolidò il prestigio di Napoleone e gli permise di riaffermare le proprie conquiste in Italia, mentre con il Concordato con il Papa dello stesso anno egli mise fine all'ostilità tra la Francia rivoluzionaria e la Chiesa Romana. Nel 1802 la Pace di Amiens con l'Inghilterra gettò le basi per un'era di tranquillità che tuttavia non durò a lungo: temendo le ambizioni espansionistiche di Napoleone, il governo inglese riprese le ostilità nel 1803.
Il 18 maggio 1804 il Senato francese approvò la mozione che concedeva a Napoleone il titolo di "Imperatore dei Francesi".[5]
L'incoronazione del nuovo sovrano Napoleone I si tenne il 2 dicembre 1804 nella cattedrale di Notre Dame alla presenza del papa Pio VII. Nonostante l'officio della messa, Napoleone non comunicò di non essere praticante. Si incoronò lui stesso, come convenne col Papa e, dopo la sua auto-incoronazione, incoronò l'imperatrice Giuseppina di Beauharnais. Questa scena è rappresentata nel quadro di Jacques-Louis David, Le Sacre de Napoléon. Il 26 maggio 1805 Napoleone venne incoronato Re d'Italia nel Duomo di Milano. Nel primo anniversario della sua incoronazione a imperatore, Napoleone batté ad Austerlitz le forze congiunte di Austria, Prussia e Russia diventando di fatto padrone dell'Europa continentale.
In seguito alle sue prime, folgoranti vittorie come imperatore, Napoleone mise fine all'obsoleta istituzione del Sacro Romano Impero, imponendo all'imperatore d'Austria di abbandonare quel titolo e istituendo la Confederazione del Reno, un'unione di staterelli tedeschi (Baviera, Baden, Württemberg, Hesse-Darmstadt e Sassonia) sotto la diretta influenza di Napoleone in qualità di "protettore". In Italia, dove istituì il Regno d'Italia, Napoleone si appropriò anche di Venezia. Affidò quindi al fratello Luigi Bonaparte il regno d'Olanda, fece del fratello maggiore Giuseppe Bonaparte il re di Napoli, e nel 1808 il re di Spagna, di Girolamo Bonaparte, cognato del re del Württemberg, il re di Vestfalia, del figliastro Eugenio di Beauharnais il cognato del re di Baviera e, poco dopo, viceré d'Italia. Successivamente, nella battaglia di Jena Napoleone liquidò la Prussia di Federico Guglielmo III e a Friedland anche lo zar di tutte le Russie rimase sconfitto.
Con il Trattato di Tilsit del 1807, Napoleone e lo zar Alessandro I di Russia giunsero a una pace e a un'informale spartizione dell'Europa: la parte occidentale e centrale nell'orbita francese, quella orientale nell'orbita russa. Restava ancora una spina nel fianco del poderoso Impero napoleonico, l'Inghilterra. Falliti i tentativi di invasione del suolo britannico in seguito alla sconfitta francese nella battaglia di Trafalgar, l'imperatore decretò un blocco economico e commerciale che impose a tutti i porti d'Europa, sia a quelli alleati che a quelli fino ad allora rimasti neutrali, per impedire ogni scambio con Londra e le sue colonie. Al contempo Napoleone, sempre meno favorevole al potere temporale del papa, avviò una nuova invasione dell'Italia che portò alla conquista delle Marche e della Toscana (annesse direttamente all'Impero) e alla cattura di Pio VII: in questo modo i domini francesi del Regno d'Italia si congiungevano senza soluzione di continuità con quelli dell'Italia centrale e del Regno di Napoli. La penisola italiana passò sotto il completo controllo napoleonico.
Nello stesso periodo, approfittando del consenso spagnolo al passaggio delle truppe francesi verso il Portogallo che ancora commerciava con l'Inghilterra, Napoleone penetrò nella penisola iberica. Sfruttando le ostilità dinastiche tra il sovrano Carlo IV e il figlio, Napoleone li costrinse all'abdicazione e pose sul trono di Madrid il fratello Giuseppe, trasferendo a Napoli il fido maresciallo e cognato Gioacchino Murat. L'esplodere di una violentissima guerriglia, tale da mettere in ginocchio l'esercito francese, e le vittorie del generale inglese Wellington in Portogallo, costrinsero tuttavia Napoleone a porsi personalmente al comando della Grande Armée in Spagna per riuscire a riconquistare Madrid abbandonata dal fratello. Tutto ciò finì per favorire le aspirazioni degli austriaci ad approfittare della debolezza dell'Impero per scendere nuovamente in guerra, ma la campagna del 1809 si risolse in maniera disastrosa per gli Asburgo, le cui truppe vennero sconfitte prima ad Aspern-Essling e poi a Wagram, spianando ai francesi la strada per Vienna. La deportazione del Papa, infine, consentì a Napoleone di fare di Roma la capitale del Regno d'Italia e di istituire il titolo di "re di Roma" che avrebbe poi dato al proprio erede.
Proprio riguardo al problema dell'eredità imperiale, Napoleone si convinse della sopravvenuta sterilità della moglie Giuseppina: dopo quasi quindici anni, l'imperatrice non gli aveva infatti procurato il figlio a lungo atteso. Perciò, dopo aver saggiato la strada di un matrimonio con un'appartenente alla famiglia dello zar, Napoleone si accordò con Metternich per contrarre matrimonio con la figlia dell'Imperatore d'Austria, la giovane Maria Luisa d'Asburgo-Lorena. Dopo aver divorziato da Giuseppina, Napoleone ottenne così la nascita del suo erede, Napoleone Francesco, nel 1811. Da quel momento, la stabilità dell'Impero era assicurata.
Secondo lo storico Georges Lefebvre, nel 1812 - all'apogeo della sua potenza - il Primo Impero francese vantava un'estensione di circa 750.000 chilometri quadrati, popolati da 44 milioni di abitanti e divisi in 130 dipartimenti. Di questi, 102 appartenevano alla Francia storica; gli altri territori annessi all'Impero (e del quale erano parte integrante) sono i Paesi Bassi, i Paesi tedeschi sul Mare del Nord, la Catalogna, il Piemonte, la Liguria, Parma, la Toscana, la parte occidentale dello Stato pontificio e, non incluse nominalmente nei 130 dipartimenti, le Province Illiriche. A ciò si aggiungeva il cosiddetto Grande Impero costituito dagli Stati satelliti come il Regno di Napoli, quello di Spagna, la Confederazione del Reno. L'amministrazione dell'Impero era apparentemente complessa: solo i dipartimenti propriamente francesi erano governati dal sistema politico di Parigi, mentre gli altri erano controllati da governatori e inviati imperiali. In realtà a capo di tutto c'era solo Napoleone. A lui spettava il potere esecutivo, ma deteneva anche quello legislativo: aveva infatti l'esclusivo potere di proporre le leggi insieme al Consiglio di Stato (un consesso di funzionari amministrativi) da lui nominato e presieduto. Tali leggi venivano poi presentate al Tribunato, un organo di cento membri che poteva solo approvarle o respingerle e di qui al Corpo legislativo, formato da trecento deputati teoricamente eletti sulla base di liste circoscrizionali (che però non furono mai compilate). Al Corpo legislativo si affiancava infine il Senato, che era però una diretta emanazione di Napoleone, essendone i membri da lui direttamente nominati. Infine, Napoleone controllava anche la magistratura, avendo il potere di nomina dei giudici. Questo sistema, che s'impose con la Costituzione dell'anno VIII voluta principalmente da Sieyès, non durò a lungo: già nel 1802 il Tribunato fu ridotto a cinquanta membri e perse, insieme al Corpo legislativo, la prerogativa di ratificare i trattati di politica estera. Nel 1807, infine, l'organo venne soppresso e si fuse con il Corpo legislativo. Quest'ultimo non mise mai in discussione le leggi di Napoleone, di fatto approvandole sempre tutte (benché a porte chiuse) e quando, nel 1813, approfittò della debolezza dell'imperatore per riacquistare autonomia, Napoleone lo sciolse. In definitiva, l'imperatore governava attraverso senatoconsulti e decreti imperiali.
A livello amministrativo, l'accentramento fu più rigido anche rispetto a quello rivoluzionario ma perfezionato attraverso un sistema di frazionamento della Francia in province amministrate dai prefetti. Tali funzionari, nominati dal governo centrale, non godevano di ampi margini di autonomia, dovendo mantenersi continuamente in corrispondenza con i ministri. Tuttavia, a causa dei canali di comunicazione difficoltosi, i prefetti potevano spesso svincolarsi dalle direttive ministeriali. A tale proposito, Napoleone riprese l'abitudine tipica del governo del Comitato di salute pubblica di inviare dei commissari straordinari nelle province per ottenere informazioni di prima mano. Riguardo al controllo poliziesco, il sistema napoleonico era reso efficientissimo dall'azione instancabile dei ministri della polizia Fouché prima e Lavalette poi. Nel 1810 vennero reintrodotte le prigioni di Stato, che tuttavia si limitavano a ospitare un numero molto ristretto di dissidenti, insieme ai manicomi. Nel 1814, all'apice del controllo poliziesco causato dall'imminente caduta dell'Impero, i prigionieri di Stato erano circa 2500. Pur convinto della necessità di ridurre ogni forma di opposizione (anche attraverso la censura giornalistica), Napoleone non commise gli errori di Robespierre durante il Terrore e si limitò a perseguire pochi intellettuali o esponenti politici pericolosi, ignorando la massa. Su questo piano il sistema giudiziario manteneva un'assoluta imparzialità, anche attraverso le giurie popolari, garantendo il massimo rispetto del principio ultimo del Primo Impero: egalité, uguaglianza di tutti davanti alla legge.
Sul piano economico-fiscale, il Primo Impero diventò ben presto un modello esemplare per tutti gli altri paesi e il suo sistema era destinato a reggere alla caduta di Napoleone. L'imperatore era per natura un uomo oculato, continuamente preoccupato di ridurre le spese per evitare deficit di bilancio. Benché per solo un anno, il 1802, il bilancio fu in pareggio, successivamente i disavanzi si mantennero sempre molto lievi. Le entrate erano infatti garantite da un solido sistema di esazione e la stabilità della nuova moneta, il franco (che sostituiva gli ormai inutili assegnati), era garantita dall'istituzione, con capitali privati, della Banca di Francia. La ripresa dei consumi, le conquiste di guerra, l'apertura di grandi arterie commerciali rinforzarono l'economia imperiale. Restavano tuttavia diverse particolarità, principalmente nell'arretratezza tecnologica in campo agricolo e nel particolare sistema finanziario (Napoleone non aveva alcuna simpatia per le borse e le speculazioni finanziarie, e le contrastò in tutti i modi). In seguito alla sconfitta di Trafalgar e al blocco continentale, l'economia francese venne poi ulteriormente colpita dalla crisi del commercio marittimo e di diversi settori chiave della produzione: quello tessile e quello siderurgico.
Il territorio era suddiviso fino ad un massimo di 159 Dipartimenti, prefetture e sottoprefetture:
Vi fecero parte anche le Province Illiriche con 11 intendenze
Vi furono inoltre le colonie francesi:
Pur avendo consegnato i troni degli Stati satelliti a membri della propria famiglia, Napoleone si trovò ben presto al centro di una serie di intrighi per indebolirne il potere. Già durante la campagna di Spagna vennero diffuse voci sulla sua morte sul campo, cosa che convinse l'imperatore dell'improrogabilità della questione dell'erede. Ma anche dopo la nascita del futuro Napoleone II, la situazione rimase difficoltosa. Il fratello Luigi Bonaparte, messo sul trono d'Olanda, venne deposto nel 1810 per la sua eccessiva indipendenza, così che l'Olanda fu annessa ai territori imperiali. Anche Girolamo, sul trono di Vestfalia, si barcamenava tra dissesti finanziari e problemi amministrativi. L'ambiziosa Carolina tramava per riuscire ad elevarsi dal rango di regina di Napoli a futura imperatrice, complottando contro il fratello ma anche contro il marito Murat. Divenuto re di Svezia nel 1811 in seguito alla vacanza del trono, il maresciallo Jean-Baptiste Jules Bernadotte non perse tempo a tradire il suo vecchio padrone, alleandosi con le forze antifrancesi. Infine, il ministro degli esteri Talleyrand fu licenziato nel 1809 in seguito alla scoperta del complotto antinapoleonico e alla sua intelligenza con i cospiratori, mentre nel 1810 venne destituito anche l'intrigante ministro della polizia Joseph Fouché che era entrato in contatto con gli inglesi. Tuttavia, tutte queste trame ormai in moto presto distrussero le forze di Napoleone. Durante la campagna di Russia del 1812, a Parigi il generale Malet insieme ad altri esponenti politici e militari tentò un colpo di Stato per impossessarsi del potere, sventato con facilità.
La solida struttura amministrativa ed economica del Primo Impero era tale da poter resistere per lunghissimo tempo. Napoleone aveva costruito il suo impero con la forza delle armi, ed era chiaro che lo avrebbe perso nello stesso modo: più di vent'anni di guerre ininterrotte avevano ormai fiaccato lo spirito delle forze francesi e, sebbene il numero dei morti fu sicuramente elevato, il calo demografico non fu significativo: tra il 1750 e il 1815, la popolazione raddoppiò e poté sopportare, nello stesso periodo di tempo, un quadruplicamento della popolazione inglese, perché allo scoppio delle guerre la Francia possedeva un'enorme riserva di giovani, superiore a quella degli altri paesi europei.
Le cause della caduta vanno tutte rintracciate nello sproporzionato aumento dei confini dell'Impero, troppo vasto per poter essere controllato efficacemente e ancora molto lontano dall'essere omogeneizzato. Il passo falso, tuttavia, avvenne nel 1812: l'amicizia tra Napoleone e lo zar Alessandro era ormai incrinata a causa di reciproche incomprensioni, della volontà dello zar di non rispettare il blocco continentale, del problema della Polonia. Così, sfruttando un semplice pretesto, Napoleone decise l'invasione della Russia con la Grande Armée e con rinforzi da tutta Europa per un totale di circa 690.000 uomini. La sconfitta della Russia sarebbe stato il passo finale per Napoleone, l'eliminazione dell'ultimo avversario rimasto ancora indipendente nell'Europa continentale. Ma la vittoria a Borodino e la rapida conquista di Mosca non impedirono al generale russo Kutuzov di applicare una spietata tattica di terra bruciata che finì per tagliare ogni possibile rifornimento alle armate napoleoniche. L'imperatore fu così costretto a ordinare la ritirata: le incursioni russe, il rigidissimo inverno e la mancanza di viveri avrebbero massacrato l'esercito, la cui ultima resistenza fu spezzata nell'eccidio della Beresina. Poco più di 10.000 uomini tornarono sani e salvi in patria.
L'ecatombe non fiaccò la capacità di Napoleone di disporre, l'anno successivo, di un nuovo esercito di 400.000 uomini. Ma si trattava di giovani inesperti, e intanto la sconfitta russa, unita alle notizie di una imminente capitolazione in Spagna rinfocolava la volontà delle potenze europee, riunitesi nella Sesta Coalizione, di annientare una volta e per sempre l'Impero francese. Napoleone riuscì a battere il nemico a Lützen e a Bautzen ma rimase infine sconfitto a Lipsia. Così, negli ultimi giorni del 1813, le truppe della Sesta coalizione invasero la Francia. Solo l'accanita resistenza della Vecchia Guardia, comandata personalmente da Napoleone, rallentò l'avanzata inesorabile degli alleati verso Parigi, che infine cedette il 30 marzo 1814.
Pochi giorni dopo, Napoleone a Fontainebleau firmava l'abdicazione. Respinte le sue condizioni di mantenere il trono ritornando ai confini rivoluzionari e la successiva condizione di concedere la reggenza a Maria Luisa in attesa della maggiore età del figlio, i vincitori restaurarono i Borbone nella figura di Luigi XVIII ed esiliarono Napoleone all'Isola d'Elba. La fuga dell'imperatore dall'isola, l'anno successivo, fu l'ultimo estremo tentativo di riconquistare la Francia perduta: i leggendari Cento Giorni, iniziati il 20 marzo 1815 con il rientro a Parigi senza sparare un solo colpo, si conclusero con la sconfitta di Waterloo e la restaurazione di Luigi XVIII l'8 luglio 1815. Esiliato a Sant'Elena, egli vi morì il 5 maggio 1821: il Primo Impero, che si reggeva tutto sulle sue spalle, svanì senza colpo ferire con la caduta di Napoleone.
Art. 1. Il governo della Repubblica è affidato a un imperatore, che prende il nome di '"Imperatore dei francesi"'
La giustizia ottempera, all'Imperatore, ed è messa in atto dagli ufficiali che istituisce.
2. 15 luglio 1804: Prima cerimonia di consegna della Legione d'onore nella cappella degli Invalidi
3. Napoleone Bonaparte, Primo Console attuale della Repubblica, è Imperatore dei Francesi.
4 La dignità imperiale è ereditaria nella discendenza diretta, naturale e legittima di Napoleone Bonaparte, da maschio a maschio, in ordine di primigenia, e a perpetua esclusione per le donne e la loro discendenza.
5. Napoleone Bonaparte può adottare i figli o nipoti dei suoi fratelli, purché abbiano compiuto diciotto anni, e che egli stesso non abbia affatto dei figli maschi al momento dell'adozione.
I suoi figli adottivi entrano in linea di discendenza diretta.
Se, posteriormente all'adozione dovessero arrivare dei figli maschi, i suoi figli adottivi non potranno essere considerati che dopo i discendenti naturali e legittimi.
L'adozione è interdetta ai successori di Napoleone e ai loro discendenti.
6. In mancanza di un erede naturale e legittimo o di un erede adottivo di Napoleone Bonaparte, la dignità imperiale è attribuita e deferita a Giuseppe Bonaparte ed a suoi discendenti naturali e legittimi, per ordine di primogenitura, e di maschio in maschio, ad esclusione perpetua delle donne e della loro discendenza.
7. In mancanza di Giuseppe Bonaparte e di suoi discendenti maschili, la dignità imperiale è attribuita e deferita a Luigi Bonaparte ed ai suoi discendenti naturali e legittimi, per ordine di primogenitura, e di maschio in maschio ad esclusione perpetua delle donne e della loro discendenza.
8. In mancanza di eredi naturali e legittimi e di eredi adottivi di Napoleone Bonaparte;
In mancanza di eredi naturali e legittimi di Giuseppe Bonaparte e di suoi descendants maschili;
Di Luigi Bonaparte e di suoi discendenti maschili;
Un senato-consulto, proposto al Senato dai titolari delle grandi dignità dell'Impero, e sottoposto all'accettazione del popolo, nomina l'Imperatore e stabilisce nella sua famiglia l'ordine dell'eredità, di maschio in maschio, ad esclusione perpetua delle donne e della loro discendenza.
9. Fino al momento in cui non sia avvenuta l'elezione del nuovo Imperatore, gli affari dello Stato sono gestiti dai ministri, che si costituiscono in Consiglio di governo, e che deliberano a maggioranza dei componenti. Il segretario di Stato tiene i registri delle deliberazioni.
Senato-consulto del 15 brumaio anno XIII — 6 novembre 1804 — relativo all'eredità della dignità imperiale.
"Napoleone, per grazia di Dio e per le costituzioni della Repubblica, Imperatore dei Francesi, salvaguarda tutti nel presente e nell'avvenire".
Il Senato ha decretato quanto segue:
Estratto dei registri del Senato conservatore, del martedì 15
brumaio anno XIII. Senato-consulto.
Il Senato conservatore, riunito nel numero dei membri stabilito con l'articolo 90 della costituzione, delibera sul messaggio di Sua Maestà Imperiale, del 1° di questo mese;
Dopo avere ascoltato la relazione della sua commissione speciale incaricata di verificare i registri dei voti emessi dal popolo francese, in esecuzione dell'articolo 142 dell'atto di costituzione dell'Impero, il 28 floreale anno XII, sull'accettazione di questa proposta:
«Il popolo francese desidera l'eredità della dignità imperiale nella discendenza diretta, naturale, legittima ed adottiva di Napoleone Bonaparte, e nella discendenza diretta, naturale e legittima di Giuseppe Bonaparte e di Luigi Bonaparte, come pure regolato dal senato-consulto di questo giorno (28 floreale anno XII)».
Visto il verbale fatto dalla commissione speciale, e che constata che 3.524.254 cittadini hanno dato il loro voto, e che 3.521.67S cittadini hanno accettato la suddetta proposta,
Dichiara quanto segue:
La dignità imperiale è ereditaria nella discendenza diretta, naturale, legittima ed adottiva di Napoleone Bonaparte, e nella discendenza diretta, naturale e legittima di Giuseppe Bonaparte e di Luigi Bonaparte, come pure è regolato dall'atto di costituzione dell'Impero, il 28 floreale anno XII.
La presente consulta del Senato sarà trasmessa attraverso un messaggio a Sua Maestà l'Imperatore.
Il Presidente e i segretari,
Visto e sigillato, il cancelliere del Senato,
Decretiamo ed ordiniamo che le presenti, rivestite dei sigilli dello Stato, siano pubblicate ed inserite nel Bollettino delle Leggi, ed il Gran giudice, Ministro della Giustizia, incaricato di sorvegliare la pubblicazione.
Fatto al palazzo di Fontainebleau, il 5 frimaio anno XIII.
Visto da noi, Arcicancelliere dell'Impero
Il Gran giudice, Ministro della Giustizia
Per l'Imperatore,