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Possedimenti e avamposti del Portogallo nella storia
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Categoria: Storia del Portogallo

L'Impero portoghese ((PT) Império Português) fu il primo impero coloniale mondiale della storia. In aggiunta è stato anche il più longevo degli imperi coloniali d'oltremare, durando più di seicento anni; dall'occupazione di Ceuta nel 1415, alla restituzione di Macao alla Cina nel 1999 o alla concessione di sovranità a Timor Est nel 2002. L'impero si sviluppava in numerosi territorio, che oggi fanno parte di ben 53 stati diversi. Rifiutandosi di concedere l'indipendenza alle proprie colonie, il paese diede il via ad un'aspra guerra di repressione, Guerra coloniale portoghese, al termine della quale venne riconosciuta l'indipendenza di gran parte dei possedimenti d'oltremare.

Confinando con la sola Castiglia, il Portogallo non aveva altra scelta che espandersi attraverso i mari. Fu così che nacque il primo impero coloniale del XVI secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo sviluppo nel XV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Le truppe portoghesi presero Ceuta (battaglia di Ceuta) nel 1415 con una poderosa forza navale, agli ordini del re Giovanni I del Portogallo. Sempre sotto lo stesso re i portoghesi iniziarono a sfruttare le coste africane. In un primo periodo sia Giovanni I, che il suo figlio cadetto Enrico il Navigatore si occuparono della costruzione di basi a Madeira e nelle Azzorre. Solo successivamente iniziarono a spingersi più a sud, oltre il Capo Bojador, grazie a Gil Eanes nel 1434. Dieci anni dopo le navi portoghesi sbarcarono sulle coste del Senegal, della Guinea, poi di Capo Verde, ed alcune persino su quelle della Sierra Leone. Tutte queste spedizioni organizzate dal principe Enrico il Navigatore, in cui le navi portoghesi esplorarono la costa occidentale dell'Africa, avevano l'obiettivo di mappare il territorio e di trovare merci (soprattutto oro e schiavi). Nel 1487, Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza e nel 1498 Vasco da Gama raggiunse l'India, stabilendovi i primi avamposti portoghesi. I portoghesi decisero perciò di creare diverse basi fortificate lungo la rotta orientale per l'India, dando inizio ad una espansione piuttosto aggressiva. Lungo le coste dell'Africa orientale, diversi piccoli stati musulmani (Mozambico, Kilwa, Brava e Mombasa) furono distrutti o divennero alleati del Portogallo.

Pêro da Covilhã raggiunse l'Abissinia nel 1490. Nell'Oceano Indiano, una delle navi di Pedro Álvares Cabral scoprì il Madagascar, che fu poi parzialmente esplorato da Tristão da Cunha (1507); Mauritius fu scoperta nel 1507, Socotra venne occupata nel 1506 e, nello stesso anno D. Lourenço d'Almeida visitò Ceylon.

L'impero portoghese in Oriente venne riconosciuto con il Trattato di Tordesillas. I portoghesi stabilirono poi basi commerciali e avamposti a Goa, Malacca, nelle Molucche, a Macao e Nagasaki. Costretti a difendere le loro rotte commerciali sia dagli europei che dagli asiatici, i portoghesi dominavano non soltanto i commerci tra Asia e Europa, ma anche quelli tra le varie regioni asiatiche, tra cui India, Indonesia, Cina, e Giappone.

Un'opera realizzata per il Banco Nacional Ultramarino a Lisbona, con lo stemma rappresentante le colonie dell'impero portoghese.

In molti casi i missionari gesuiti seguirono i mercanti portoghesi cercando, con alterne fortune, di diffondere il Cristianesimo in Asia.[senza fonte] Il Brasile venne scoperto nel 1500 da Pedro Álvares Cabral, e la colonizzazione vera e propria iniziò intorno al 1530. Benché all'inizio fosse considerato meno importante dei territori asiatici, il Brasile divenne poi la colonia più importante dell'impero, dalla quale i portoghesi potevano esportare oro, gemme preziose, zucchero, caffè e altri prodotti agricoli.

La competizione e il declino[modifica | modifica wikitesto]

L'impero portoghese intorno al 1815. A quel tempo oltre il 95% del territorio della corona portoghese, era costituito dal Brasile

Dal 1580 al 1640, il trono del Portogallo fu occupato dagli Asburgo di Spagna. Questo periodo coincise con il declino dell'impero portoghese. I nemici della Spagna, tra cui spiccavano l'Inghilterra e i Paesi Bassi, desiderosi di impossessarsi delle sue ricchezze oltremare, spesso trovarono più facile attaccare le basi portoghesi, scarsamente difese, piuttosto che quelle spagnole. Del resto, gli spagnoli poco si curarono delle colonie portoghesi che ora si trovavano a controllare. Sebbene il tentativo olandese di occupare il Brasile fallì, nel corso del XVII secolo gli olandesi strapparono ai portoghesi Ceylon, il Capo di Buona Speranza, le Indie orientali e il controllo dei commerci con il Giappone (grazie all'occupazione di Nagasaki). I territori portoghesi nell'oceano Pacifico si ridussero a Macao e Timor Est.

Nel 1661 i portoghesi cedettero Bombay all'Inghilterra quale parte di una dote. Nel secolo successivo gli inglesi riuscirono ad affermare il loro controllo sull'India, riducendo i territori portoghesi a Goa e altre piccole basi. Nel 1755 il terremoto di Lisbona, seguito da un maremoto, mise in ginocchio il paese, uccidendo 100.000 persone (su circa 275.000 abitanti). Ciò ridusse notevolmente lo slancio coloniale portoghese. La colonia del Brasile rimase perciò il cuore dell'impero, diventando inoltre la destinazione di una migrazione volontaria dall'Europa e di un'altra, forzata, di schiavi dall'Africa. Ciò accrebbe notevolmente la popolazione della colonia che, oggi, rappresenta lo stato di lingua portoghese più grande del mondo. Dal 1815 il Brasile fece parte del Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve e nel 1822 divenne indipendente, con la creazione dell'Impero del Brasile ad opera di un principe portoghese, Pedro I.

Proprio alla vigilia del rilancio del colonialismo europeo nel XIX secolo, il Portogallo aveva ormai perso con il Brasile la maggior parte del suo impero, eccezion fatta per alcune basi costiere in Asia e Africa. Il Portogallo decise perciò di aprire un nuovo ciclo coloniale espandendo i suoi avamposti in Africa, innescando una forte competizione con altre potenze europee presenti nell'area. Fu così che furono create le colonie che oggi corrispondono agli stati di Capo Verde, São Tomé e Príncipe, Guinea-Bissau, Angola e Mozambico.

La «Mapa Cor-de-Rosa», con evidenziati i territori rivendicati dal Portogallo (odierni Zambia, Zimbabwe e Malawi) alla fine del XIX secolo e posti tra l' Angola portoghese e il Mozambico portoghese, queste acquisizioni vennero fermate dall'intervento Britannico nella stessa zona.

Il XX secolo e la fine[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Guerra coloniale portoghese.

Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, le altre nazioni europee cominciarono più o meno volontariamente ad abbandonare i loro possedimenti coloniali. Il Portogallo, al contrario, decise di opporsi tenacemente al processo di decolonizzazione, diventando così l'ultima potenza coloniale a mantenere il controllo sulle sue colonie di maggiori dimensioni.

Nel 1961, tuttavia, l'India occupò Goa, Diu e Daman, possedimenti portoghesi nella regione, mentre in Africa diversi gruppi ribelli scatenarono una guerra che durò per più di un decennio. Il costo di una guerra difficile portò alla caduta del regime autoritario di Salazar nel 1974 (la Rivoluzione dei Garofani). Uno dei primi atti del governo democratico subentrato a Salazar fu proprio la decisione di porre fine alla guerra e dare inizio ai negoziati con i ribelli.

Subito dopo l'indipendenza, in Angola e Mozambico, le due colonie maggiori, scoppiò una durissima guerra civile fra le forze governative comuniste (appoggiate da Unione Sovietica, Cuba e altri stati comunisti) e le forze ribelli (sostenute da Zaire, Sudafrica, e Stati Uniti). Anche Timor Est raggiunse l'indipendenza nel 1974 ma venne immediatamente occupato dalla vicina Indonesia fino al 1999.

Ufficialmente l'impero portoghese scomparve quando il Portogallo cedette Macao alla Cina nel 1999, in seguito alla scadenza di un contratto stipulato tra i due stati e simile a quello che univa Hong Kong al Regno Unito. Le sette ex-colonie portoghesi oggi sono stati indipendenti e, insieme al Portogallo, sono membri della Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP).

Impero portoghese nel XX secolo.

I territori[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito l'elenco dei territori dell'impero portoghese da occidente a oriente.

I territori appartenenti alla stessa regione geografica (come l'India, le enclave marocchine e cinesi o l'arcipelago indonesiano) sono identati e spaziati per essere meglio evidenziati. Per ogni colonia e insediamento vengono indicate le suddivisioni amministrativi e il nome antico portoghese (in corsivo).

Attorno al 1815, dopo l'epoca napoleonica e poco prima dell'indipendenza del Brasile, l'estensione dell'impero Portoghese toccò il suo massimo, attorno agli otto milioni di chilometri quadrati, costituiti al 97% proprio dal Brasile. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento il Portogallo, partendo dalle sue basi costiere, si espanse di nuovo verso l'entroterra dell'Angola e del Mozambico, tanto che nel 1975, al momento dell'indipendenza della maggior parte delle sue colonie, l'impero aveva raggiunto una estensione di quasi altri due milioni e 2000.000 chilometri quadrati[1][2].

Isole e coste dell'Oceano Atlantico e dell'Africa occidentale[modifica | modifica wikitesto]

Costa del Marocco[modifica | modifica wikitesto]

Isole Atlantiche[modifica | modifica wikitesto]

Coste dell'Africa occidentale[modifica | modifica wikitesto]

Coste dell'Africa orientale ed Isole dell'Oceano Indiano[modifica | modifica wikitesto]

Americhe[modifica | modifica wikitesto]

Mappa del Brasile disegnata dagli esploratori portoghesi nel 1519
  • Brasile - possedimento conosciuto come Ilha de Santa Cruz, poi Terra de Vera Cruz (1500-1530); colonia (1530- 1714); vice-reame (1714-1815); regno sotto il Regno Unito del Portogallo (1815-1822), indipendente dal 1822. Il vicereame era ripartito in Capitanìe: Bahia (capitale vicereale fino al 1763), Espirito Santo, Serengipe, Rio de Janeiro (capitale dal 1763), S. Paolo (dipendente da Rio dal 1748 al 1763), Itanhaèm, S. Vicente, Ilheos e Minas Geraes, Goyaz, Itamaracà, Matto Grosso, S. Catarina, il comando militare di S. Pedro del Rio Grande do Sul, la colonia del Sacramento sulla Plata (1680-1777) ed il forte di S. Jõao de Ajudà (1680) nel Golfo di Guinea.
  • Maranhão - ripartizione del Brasile, autonoma dal 1621 al 1751 e costituita dalla Capitania Major de Maranhão e da quelle di Pernambuco (1716),di Cearà, Parahyba, Rio Grande do Norte, Gran Parà (1737), S. Josè de Javarì e Rio Negro (1757), di S. Josè del Piauì (1759).
  • Guiana Francese - occupata militarmente (1809-1817). Ripresa dalla Francia nel 1817.
  • Provincia Cisplatina (Uruguay) - Occupata nel 1808, capitanato nel 1817 (Reino Unido de Portugal, Brasil e Algarves), aderisce come provincia all'Impero del Brasile(1822-1889) nel 1822 e ritorna indipendente nel 1827 col nome di Uruguay.

Asia e Oceano Pacifico[modifica | modifica wikitesto]

Golfo Persico e Mare Arabico[modifica | modifica wikitesto]

India[modifica | modifica wikitesto]

La basilica barocca del Bom Jesus ( Buon Gesù) a Goa, capitale del vicereame portoghese indiano. La chiesa, risalente al 1695, fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell' UNESCO
  • India Portoghese (XVI-XX secolo)- L'insieme dei possedimenti indiani portoghesi si costituisce come provincia d'oltremare col nome di India Portoghese tra il 1946 e 1962. Annessa dall'India nel 1962, il Portogallo ne riconosce l'annessione solo nel 1974. L'India Portoghese era costituita da una serie di colonie e territori dipendenti dal Viceregno di Goa. Da questo dipesero in alcuni periodi anche le basi africane di Mombasa e Malindi e la Capitaneria generale del Mozambico (1609-1752).

Erano dipendenze del viceregno:

Indie sud orientali e Malesia[modifica | modifica wikitesto]

Mari della Cina[modifica | modifica wikitesto]

Mappa anacronistica dell'impero portoghese. Rosso: possedimenti portoghesi in vari periodi storici; marrone: esplorazioni; arancione: aree di influenza e commercio; rosa: territori rivendicati; verde: basi commerciali; blu: rotte portoghesi e zone di mare esplorate e/o rivendicate.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il Portogallo non è un paese piccolo, La Repubblica. URL consultato il 21 dicembre 2014.
  2. ^ PORTUGAL NÃO É UM PAÍS PEQUENO (JPG). URL consultato il 21 dicembre 2014.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Colonialismo e Imperi coloniali
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